Alla Epta di Limana un accordo per stabilizzare gli stagionali
Alla Epta di Limana, in provincia di Belluno, sindacati e azienda siglano un accordo per superare alcuni vincoli imposti dal “decreto dignità” e allo stesso tempo incentivare le stabilizzazioni dei rapporti di lavoro. L’ipotesi di accordo è stata siglata il 18 marzo dai vertici aziendali e dalle rappresentanze sindacali di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm ed è stata ratificata con il voto favorevole dei lavoratori nelle assemblee svolte tra il 26 e 27 marzo.
Nello stabilimento di Limana, in provincia di Belluno, Epta, azienda nel settore della refrigerazione commerciale, i volumi di lavoro variano da stagione a stagione, quindi si ha bisogno di una struttura di risorse umane flessibile. Quando il lavoro aumenta, dunque, alla forza lavoro stabile viene affiancato in alcuni periodi dell’anno un numero variabile di dipendenti a tempo determinato o in somministrazione, scelti prevalentemente in un bacino di lavoratori che già hanno operato per la stessa azienda e che quindi hanno uno storico di know-how prezioso per l’impresa.
Questo sistema è stato messo in discussione dal decreto dignità, che dal primo novembre 2018 obbliga ad apporre causali per il rinnovo dei contratti a termine che superano i 12 mesi. Questo farebbe perdere il posto di lavoro a molti dei 47 dipendenti in scadenza tra il 31 marzo 2019 e il 30 aprile 2020.
Dai contratti a termine al tempo indeterminato
L’accordo, sperimentale e con scadenza il 31 dicembre 2020, prevede la proroga fino a 24 mesi senza causali dei contratti a tempo determinato e allo stesso tempo un percorso di inserimento progressivo a tempo indeterminato dei lavoratori con contratti a termine, con coinvolgimento della Rsu in incontri mensili, e parti sindacali trimestralmente per l’analisi dei carichi di lavoro e dell’utilizzo degli straordinari in rapporto alla possibilità di stabilizzazioni.
L’intesa prevede anche l’impegno dell’azienda a trasformare a tempo indeterminato tutti i contratti – anche quelli non continuativi – al raggiungimento dei 24 mesi, il vincolo a elevare entro il 2020 il numero dei lavoratori a tempo indeterminato a non meno di mille unità e a diminuire la percentuale massima di terministi e somministrati dal 30% previsto dalla normativa nazionale al 25%, con la possibilità delle organizzazioni sindacali, delle Rsu a maggioranza e dell’azienda di recedere dall’accordo nel caso di mancato rispetto dell’intesa da parte della controparte.