Un supermercato per salvare Villa Emo? «Provocazione» di Italia Nostra
Una villa palladiana del sedicesimo secolo, una banca che la vuole vendere per ripianare i suoi debiti e una provocazione: fare in quelle sale un centro commerciale pur di non lasciare all’abbandono quel bene culturale tutelato dall’Unesco. Sono gli ingredienti della polemica scoppiata in questi giorni a Fanzolo di Vedelago, in provincia di Treviso, dove si trova Villa Emo, opera della maturità del Palladio, che la costruì a partire dal 1558 per la famiglia di nobili veneziani Emo.
La Bcc Credito Trevigiano, attuale proprietaria dell’immobile, ha intenzione di liberarsi dell’edificio che acquistò nel 2004 per evitare che andasse a un privato. Da allora ne ha curato la manutenzione ma, dopo la crisi che ha colpito l’istituto di credito nel 2014 e il complessivo processo di ristrutturazione del sistema del credito cooperativo, la sua gestione sarebbe diventata insostenibile.
L’offerta arrivata da un privato riguarda il corpo centrale della villa, che potrebbe essere destinata a residenza privata o ad albergo a cinque stelle, mentre le barchesse adiacenti resterebbero in mano alla banca. Ma proprio sul futuro utilizzo del bene interviene il presidente di Italia Nostra Treviso, Romeo Scarpa, che sul blog dell’associazione propone di risolvere i problemi della proliferazione di centri commerciali abbandonati e dell’abbandono delle ville venete… come? Convertendo a negozi proprio le ville, pur «nel rispetto del vincolo».
«Si avrebbero questi vantaggi – sostiene Scarpa -: meno consumo del suolo, centri commerciali in posti di pregio, utilizzo dei fabbricati storici», un po’ sul modello dello shopping center di lusso creato al Fontego dei Tedeschi di Venezia, in riva al Canal Grande. Posizione che viene ricondotta a «provocazione» dalla presidente nazionale di Italia Nostra Mariarita Signorini, che interviene per chiedere che il MiBAC, ministero dei beni cultuali, eserciti il diritto di prelazione su Villa Emo, come la legge prevede sia suo diritto.
«Non si tratta di fare una “guerra al privato” ma di una presa d’atto – dichiara Mariarita Signorini -. Non sempre le aspirazioni del proprietario privato sono in sintonia con la tutela e la pubblica fruibilità, come purtroppo è già accaduto in altri casi. Ci auguriamo che la nuova proprietà di Villa Emo sia “più illuminata” dei suoi predecessori, custodi per molti anni di un bene che non hanno esitato a vendere, seppure per salvarsi da una situazione economica complessa».
Intanto l’11 febbraio 2019 alle 18.30 a Vedelago l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Cristina Andretta ha convocato un consiglio comunale straordinario tematico sul futuro di Villa Emo.
Foto: di Marcok / it.wikipedia.org – Opera propria, CC BY-SA 3.0