Il treno delle Dolomiti non è mai partito. Veneto e Alto Adige freddi
Il treno delle Dolomiti, il tracciato “da sogno”, da Bolzano a Cortina passando per le valli Badia e Gardena, è destinato a rimanere sulla carta, tre anni dopo il trionfale lancio del progetto. Nell’incontro promosso al Muse di Trento dall’associazione Transdolomites il 26 febbraio, dedicato al rapporto tra le infrastrutture e la candidatura olimpica 2026 di Cortina e Milano (con Anterselva), gli assessori di Veneto e Alto Adige si sono mostrati freddi sull’opera. Che costerebbe almeno «qualche miliardo», come precisa Helmut Moroder, altoatesino, grande esperto di mobilità per i suoi studi sulla ferrovia Merano-Malles, l’incarico al Comune di Bolzano e poi a Bologna.
«I nostri bilanci non ci permettono un investimento di questa portata» risponde l’assessore altoatesino alla mobilità Daniel Alfreider, scettico anche sull’invito sempre di Moroder «a chiudere i passi dolomitici, anche un’ora al giorno, per dare un segnale».
Questo il titolo dell’incontro: «Olimpiadi invernali 2026 e nuove infrastrutture ferroviarie per le Alpi centrali e le Dolomiti. Opportunità per promuovere innovazione sul territorio?». Per Massimo Girardi di Transdolomites certamente sì. «La manifestazione olimpica è un valore aggiunto, l’occasione da cogliere. Al territorio serve coraggio. Le infrastrutture uniscono e mettono al riparo dallo spopolamento» dice Girardi che per il progetto delle valli di Fiemme e Fassa chiede alla Provincia di finanziare l’analisi costi/benefici che farebbe lo studio svizzero di Willi Hüsler, per la cifra di 24 mila euro (già a bilancio dell’ente pubblico). L’assessore provinciale agli enti locali della Provincia di Trento Mattia Gottardi si è però mostrato abbastanza scettico sull’opera.
«Da Bolzano a Monaco in due ore e mezza»
Bruno Felicetti, presidente del comitato Nordic ski, che in val di Fiemme ha già organizzato tre mondiali di sci di fondo, segue sulla falsariga: «Un solo mondiale ci ha regalato un’esposizione mediatica per un valore di 13 milioni di euro. L’Olimpiade è ancora più importante, la stessa Cortina vive dell’evento del 1956. Il tema dell’accessibilità è fondamentale: occorre prendere decisioni coraggiose che difficilmente prenderemmo in condizioni normali».
Un invito a osare viene anche da Moroder: «Quando sarà operativa la galleria di base del Brennero, nel 2028, da Bolzano si arriverà a Monaco in due ore e mezza e a Berlino in cinque, ci saranno cento milioni di persone a meno di cinque ore di treno dal capoluogo altoatesino. E se parliamo di tutta la rete ferroviaria, ora la utilizzano il 10% dei turisti. Se si arriverà al 30% nei prossimi anni risulterà intasata».
Il treno delle Dolomiti nella sua variante lungo la val Gardena potrebbe risultare determinante per le Olimpiadi 2026, se Milano, Cortina e l’Alto Adige (per la località di Anterselva) vinceranno l’assegnazione a giugno. «Non è romanticismo. L’opera servirebbe un’utenza di 7-8 milioni di persone l’anno, per un territorio che conta 7 milioni di presenze e 600 milioni di Pil turistico. Con quasi 25 milioni di ricavi annui, la gestione si manterrebbe in pari. Costerebbe qualche miliardo, ma le Olimpiadi ci consentono di premere sull’acceleratore».
Il Veneto pronto a pagare il treno (solo) fino a Cortina
A frenare sono invece i rappresentanti delle istituzioni, non perché contrari a priori ma perché alle prese con le criticità del processo decisionale e la questione finanziaria. Elisa De Berti, assessora regionale ai trasporti del Veneto, parla dal suo punto di vista: «Da sindaco di un Comune di 3.000 abitanti nel veronese sono diventata assessora della Regione. Il presidente Zaia mi ha detto: vai a vedere il treno della val Venosta. Sono andata e gli ho mandato le foto. Riguardo al nostro tema, noi alla ferrovia ci crediamo, ancora di più se ci sono le Olimpiadi. Siamo intenzionati ad andare avanti, con l’elettrificazione della Venezia-Belluno e il collegamento a Cortina, poi l’Alto Adige penserà eventualmente alla tratta di competenza fino a Dobbiaco. Attualmente sto ancora aspettando i soldi dalla Provincia di Belluno per gli approfondimenti sui tre tracciati discussi, quello che passa per la val Boite, l’altro lungo la val D’Ansiei e il terzo proposto dai territori che passa per entrambe. Finora abbiamo perso due anni così».
L’Alto Adige: «I nostri bilanci non ce lo permettono»
Sul treno delle Dolomiti è freddo anche Alfreider, competente sulla mobilità per l’Alto Adige. «Per com’è la politica oggi, è facile dire no ad un investimento» afferma pungendo i 5 stelle. «Non si può cambiare strada ogni cinque anni e in tema di mobilità dobbiamo interrogarci: quali saranno i flussi tra 20 anni? Detto questo, se si parla di un investimento di un miliardo i nostri bilanci non ce lo permettono. Serve accantonare risorse, ma su questo abbiamo bisogno della condivisione della società».
Si registra infine una discussione sui passi dolomitici, agli onori della cronaca dopo il dietrofront della nuova giunta provinciale leghista a Trento sulla chiusura estiva. «Chiudeteli, anche un’ora al giorno, per dare un segnale» invoca Moroder. «Se ascoltiamo il singolo ristoratore che ha l’attività sul passo non lo faremo mai. Non avremmo proibito i centri storici alle auto ascoltando i negozianti». Alfreider appare però più per l’apertura: «La soluzione deve ripartire dai territori stessi, le Dolomiti non sono pura wilderness ma sono abitate, occorre che la gente che ci vive senta sue le esigenze».
Stefano Voltolini