Fusione comuni, nel referendum veneto 5 promossi e 5 bocciati
Cinque Sì e altrettanti No: se fosse stata una partita di calcio si tratterebbe di un pareggio. Sono i risultati del referendum del 16 dicembre, che ha portato alle urne circa 70 mila elettori veneti per esprimersi sulla creazione di 10 nuovi comuni dalla fusione di 26 piccoli centri. Alla fine se ne formeranno soltanto cinque. Vediamo quali, provincia per provincia.
Nel Vicentino nascono Colceresa (dalla fusione di Mason e Molvena, nel Vicentino), Lusiana-Conco (dai due centri sull’Altopiano di Asiago) e Valbrenta (Cismon, Valstagna, San Nazario e Campolongo, all’imbocco della Valsugana), nel Bellunese “battezzato” Borgo Valbelluna (sorto dalla fusione di Mel, Lentiai e Trichiana), nella Marca ecco Pieve del Grappa (formato da Crespano e Paderno del Grappa). Non in tutti questi comuni il voto favorevole ha avuto la meglio: a Solagna hanno prevalso i contrari, ma questo non è bastato a fermare il processo di fusione.
Veneto, le fusioni bocciate
Gli elettori hanno bocciato altri cinque progetti di fusioni di comuni in Veneto. In provincia di Padova non nascerà il nuovo centro di Terre Conselvane, che nei progetti dei sindaci avrebbe dovuto prendere il posto dei comuni di Conselve, Cartura e Terrassa Padovana. Neppure Fortezza d’Adige vede la luce. Così era stato battezzato il progetto di fondere Castelbando e Masi.
In provincia di Rovigo non sorgerà Frassinelle Polesella, perché nel primo dei due centri hanno prevalso i voti contrari alla fusione. Nel Vicentino naufragano due progetti: quello della nuova Colbregonza che doveva soppiantare Carrè e Chiuppano (in quest’ultimo comune hanno avuto la meglio gli oppositori) e Pieve dei Berici che avrebbe dovuto unire Longare, Castegnero e Nanto, ma che ha visto solo i longaresi approvare il progetto.
Foto: il municipio di Mel, di Jacobus di Wikipedia in italiano, CC BY-SA 3.0, Collegamento