Marzotto: «Tagliato fuori da Ieg. Sogno un grande player delle fiere»

Ieg è un capitolo chiuso: «Negli ultimi mesi sono stato tagliato fuori dalla gestione, limitandomi ad attività minori in un cda rinnovato. Così ho rassegnato le dimissioni». A parlare è Matteo Marzotto che, intervistato da L’Economia del Corriere della sera del 3 dicembre, rivela le ragioni delle dimissioni rassegnate a metà novembre dalla società che gestisce le fiere di Rimini e Vicenza.

Dopo l’esperienza con Italian Exhibition Group (Ieg), la società che ha contribuito a far nascere portando la Fiera di Vicenza che presiedeva alla fusione con la Fiera di Rimini, ora Marzotto sogna una holding delle fiere italiane «per mettere assieme Fiera di Milano, Ieg, Fiera di Bologna, Fiera di Verona e di Parma…». Ci ha preso gusto l’imprenditore vicentino ex Valentino e Vionnet.

Alla base del ragionamento c’è proprio l’esperienza con Ieg, che ora è alla vigilia della quotazione in Borsa: «Lavorando per quasi cinque anni al rilancio di Fiera di Vicenza, che poi ho portato alla fusione con Rimini Fiera, ho capito le straordinarie potenzialità che offre il settore», dice Marzotto. Per il presidente di Dondup «c’è spazio per un grande player italiano. Senza contare che per l’export made in Italy le fiere sono un favoloso acceleratore di business: dalla gioielleria che esporta circa 7 miliardi di euro alla moda che viaggia sui 9 al food».

«Una holding con Cdp alla regia»

Quindi Marzotto spiega i dettagli del progetto: «Alla regia della holding penso dovrebbe esserci Cassa depositi e prestiti, con la maggioranza, e al timone manageriale professionisti come Andrea Guerra o Mauro Moretti, Alessandro Profumo o Carlo Calenda. Una holding che, mettendo assieme i fatturati di tanti poli fieristici, avrebbe una massa critica di 5-600 milioni di euro, anche per fare acquisizioni all’estero».

Passando dalle fiere alla moda, Marzotto ha parlato anche del suo piano per Dondup: «Rilanciare il brand e portarlo sui mercati internazionali, anche con un piano di e-commerce concepito in casa che fattura già un milione l’anno».

Alessandro Macciò

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