Cuoa: Alberto Felice De Toni, rettore UniUd, nuovo direttore scientifico

Il rettore dell’Università di Udine, Alberto Felice De Toni, è stato nominato direttore scientifico del Cuoa, la business school di Altavilla Vicentina. Entrerà in attività dal primo gennaio 2019. De Toni è anche segretario generale della Crui, la Conferenza dei rettori delle università italiane ed è autore di oltre 300 pubblicazioni scientifiche nazionali e internazionali.

«Il Cuoa di oggi è proiettato a una sempre più alta qualità e a una sempre più forte presenza al fianco delle imprese – afferma Federico Visentin, presidente della scuola (a destra nella foto mentre stringe la mano a De Toni) –. Le nostre aziende hanno bisogno di punti di riferimenti solidi per la formazione del capitale più prezioso di cui dispongono: le persone. L’attività per cui la nostra scuola è già conosciuta e riconosciuta trova nuovo slancio e nuovi percorsi di sviluppo. Ringrazio il professor De Toni per aver accettato di accompagnarci in questo percorso, ambizioso e sfidante, proiettato a fare del Cuoa una scuola di riferimento in Italia e un polo attrattivo per giovani, manager e imprenditori di tutto il mondo, che vogliono conoscere da vicino un modello vincente, quello delle nostre imprese del Nordest d’Italia, che hanno dimostrato resilienza e hanno saputo battere ben due crisi».

La ricerca sulle “Lepri del Made in Italy”

Nell’incontro del 18 dicembre in cui è stato presentato il nuovo direttore scientifico, Visentin e il direttore scientifico dell’area imprenditorialità Paolo Gubitta hanno anche esposto i risultati di una ricerca sul sentiment delle imprese “Lepri del Made in Italy” manifatturiero del Nord Italia. La survey ha coinvolto solo imprese manifatturiere virtuose, cioè quelle che erano di dimensione quasi-media alla vigilia del crack del 2008 e che, oggi, dopo aver affrontato e superato due picchi di crisi (2008 e 2011), hanno ripreso a marciare o addirittura a correre.

Negli ultimi due anni, l’84% di queste imprese ha fatto investimenti per la trasformazione tecnologica e digitale dell’impresa (il 26% per almeno mezzo milione di euro), investendo soprattutto in macchinari computerizzati o digitali (62%, risposte multiple) e software per la digitalizzazione (62%, risposte multiple). Questi investimenti sono stati frutto di una precisa strategia dell’impresa, sulla quale l’iper- e il super-ammortamento hanno avuto un ruolo marginale (solo il 14,3% non avrebbe fatto investimenti senza l’incentivo), ma ben il 52,4% attende il rinnovo di questi strumenti per continuare a investire.

Gli investimenti in Industry 4.0 danno risultati in tempi rapidi (l’82,3% li ha già toccati con mano) e contribuiscono a risolvere un problema annoso dell’Italia: la produttività del lavoro, che con questi investimenti aumenta velocemente; inoltre, permettono di risolvere problemi prima non risolvibili (45,2%) e abilitano innovazioni di processo (38,1%).
Investimento in Industry 4.0 e Formazione viaggiano in coppia: l’81% del campione ha compiuto immediatamente investimenti in formazione per aumentare il grip delle tecnologie digitali; è anche per questa ragione che queste imprese reclamano a gran voce il credito d’imposta per la formazione 4.0. Infine, le Lepri manifatturiere del Nord Italia hanno più paura della mancanza di investimenti in infrastrutture digitali, rispetto allo spread elevato.

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