Veneto, 4 giovani assunti ogni 10 pensionati over 50

Il pensionamento e l’uscita di lavoratori anziani dal mondo del lavoro può innescare un meccanismo di sostituzione con occupati più giovani e quindi aumentare il livello di occupazione degli under 35? Questa è la domanda che si è posto l’Osservatorio sul mercato del lavoro di Veneto Lavoro quando ha avviato uno studio sul ricambio di lavoratori pensionati attraverso giovani neoassunti.

Tenendo come base d’analisi le comunicazioni obbligatorie delle imprese venete degli ultimi dieci anni – con particolare attenzione alle cessazioni per pensionamento di rapporti di lavoro a tempo indeterminato avvenute nel solo settore privato nel 2016 e nel 2017 – lo studio ha preso in esame un campione rappresentativo delle transizioni da lavoro a pensione, che tuttavia non comprende coloro che arrivano alla pensione da altre condizioni (disoccupazione, inattività) e coloro che sono registrati nel database pubblico come «dimissioni».

I risultati della ricerca

Nel 2016 le cessazioni di rapporti di lavoro a tempo indeterminato per pensionamento hanno coinvolto 2.545 aziende, con una media per azienda inferiore a due. Queste aziende hanno complessivamente assunto 17.000 giovani, dei quali meno di 3.000 risultano a tempo indeterminato. Nel 2017 invece  i 5.126 casi di cessazione di rapporti di lavoro  hanno interessato 2.765 aziende e i giovani assunti risultano 19.035, di cui quasi 3.000 a tempo indeterminato. Nel biennio 2016-2017 le imprese venete hanno quindi dovuto far fronte a circa 10 mila pensionamenti di lavoratori over 50 e hanno assunto 36 mila giovani, di cui 6 mila a tempo indeterminato.

I ricercatori sono andati poi ad analizzare le singole imprese, per scoprire se e in che misura le dinamiche siano dovute anche all’effetto sostituzione. Hanno quindi distinto le imprese in crescita da quelle in flessione e analizzato il rapporto tra pensionamenti e assunzioni, al netto di quelle stagionali ed evidenziando quelle dovute a sostituzione. Quel che emerge è che circa il 30-40% dei lavoratori pensionati non viene rimpiazzato, perché sostanzialmente in linea con il trend di riduzione occupazionale.

Per un altro 40% dei pensionamenti si verifica invece una sostituzione attraverso assunzioni di giovani, in particolare nelle aziende in crescita. Per il restante 15-20% dei pensionamenti è invece difficile stabilire se si sia verificato l’effetto sostituzione, perché relativi ad aziende in cui le cause di uscita erano svariate – come dimissioni e licenziamenti – e quindi non direttamente riconducibili alla volontà di rinnovare i lavoratori in uscita.

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