Confapi Padova: «Reddito di cittadinanza alle regioni con più evasori»
Tanto produce, tanto evade. È questa, in sintesi, la fotografia del Veneto scattata da Fabbrica Padova, il centro studi di Confapi Padova che ha incrociato i dati delle tasse non versate con quelli del Pil per stabilire il rapporto tra evasione e ricchezza in tutte le regioni. L’indagine, riferita al 2016, prende spunto da una relazione della Commissione Europea sulla differenza tra quanto lo Stato italiano ha incassato dall’Iva e quanto in linea teorica avrebbe dovuto raccogliere, calcolata in 35,9 miliardi contro i 147,1 miliardi dell’intera Unione Europea.
In Veneto l’evasione vale 3 miliardi 296 milioni e cioè il 9,16% del totale, più del Belgio e della Danimarca; solo in provincia di Padova il dato raggiunge i 649 milioni, più della Svezia e più del doppio che in Lettonia. Detto questo, Confapi Padova mette sull’altro piatto della bilancia il rapporto tra Pil regionale e nazionale. Si scopre così che l’evasione fiscale è proporzionata alla produttività, in quanto il Veneto produce il 9,21% della ricchezza nazionale.
In Sicilia, Campania e Calabria evasione batte Pil
Non è così dappertutto: da una parte le regioni dove il Pil supera l’evasione (11,1% contro 6,64% nel Lazio, 21,71% contro 14,59% in Lombardia e 9,09% contro 8,25% in Emilia Romagna), dall’altra quelle dove avviene esattamente il contrario (5,31% contro 9,16% in Sicilia, 6,11% contro 10,62% in Campania, 1,99% contro 3,78% in Calabria). In proporzione, dunque, il Veneto evade meno di regioni che hanno un Pil molto più basso. E la sintesi chiama in causa il reddito di cittadinanza: «Dei 6,5 milioni di potenziali beneficiari, 1,7 sono concentrati in Sicilia – dice Carlo Valerio, presidente di Confapi Padova -. Evitiamo che l’aiuto di Stato si assommi all’aiuto che si dà, da solo, chi evade e poi dichiara di vivere in condizioni di povertà. Il rischio, se non individuiamo gli anticorpi che consentono di identificare chi imbroglia, è che gli imprenditori onesti si ritrovino a pagare anche per chi non lo è».
Alessandro Macciò