Alternanza scuola-lavoro, Confindustria Veneto boccia il taglio

Più corta e facoltativa. È questa l’alternanza scuola-lavoro immaginata dal governo pentastellato, che ha trattato la questione nella bozza della legge di bilancio: se la manovra andrà in porto, l’impegno annuale passerà da 200 ore a 90 nei licei, da 400 a 180 negli istituti professionali e da 400 a 150 negli istituti tecnici. Non è tutto: immaginata come spunto per la tesina da portare alla maturità, l’alternanza non sarà più considerata come attività obbligatoria da svolgere nel percorso scolastico e non costituirà titolo di accesso all’esame di Stato. Insomma, il declassamento della misura introdotta dalla riforma Fedeli è evidente. E Confindustria Veneto scende in campo per contestare il provvedimento annunciato nella nota del Def.

Ciman: «Una preoccupante marcia indietro»

«Le misure che il governo vuole adottare costituiscono una preoccupante marcia indietro, rispetto all’importante operazione culturale introdotta dalla ‘Buona Scuola’ in tema di dialogo tra scuola ed impresa – commenta Eugenio Calearo Ciman, presidente del Gruppo Giovani Imprenditori e delegato a scuola e formazione iniziale di Confindustria Veneto – Queste misure ci riportano, peraltro, lontano dai più virtuosi Paesi europei. Siamo fiduciosi che, nonostante ciò, i migliori istituti scolastici non solo del Veneto ma di tutta Italia, continueranno a fare alternanza oltre il minimo previsto dalla legge, consapevoli che tale metodologia didattica sia importantissima per far scoprire ai giovani la cultura del lavoro e dell’impresa, nonché le proprie attitudini personali».

Alessandro Macciò

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