Denunce di estorsione, Veneto sopra la media nazionale
Se il fenomeno è in aumento, le vittime non tacciono. Sono sempre più numerose le denunce di estorsione fatte alle forze dell’ordine dagli imprenditori veneti: dal 2010 al 2016, il Veneto è passato da 273 denunce a 466 (+70,7% contro il +59,7% della media nazionale), con un picco di 490 denunce nel 2015. A dirlo è l’Ufficio studi della Cgia di Mestre coordinato da Paolo Zabeo: «Le estorsioni – dice Zabeo – sono reati spesso compiuti dalle organizzazioni di stampo mafioso nei confronti degli imprenditori. Oltre ad acquisire illecitamente del denaro attraverso soprusi, ritorsioni o minacce, l’obbiettivo di questi malavitosi è di esercitare un forte controllo del territorio. Il deciso aumento delle denunce, comunque, presenta diverse chiavi di lettura. Una di queste è ascrivibile anche alla ritrovata fiducia delle vittime nei confronti delle forze dell’ordine. In particolar modo al Nord, dove solo da qualche decennio il tessuto produttivo di quest’area ha cominciato a conoscere questo fenomeno criminale».
Veneto quarto per denunce di usura
Per quanto riguarda l’usura i dati sono più contenuti, ma non per questo meno allarmanti. Il Veneto infatti è passato dalle 29 denunce del 2010 alle 40 del 2016, piazzandosi al quarto posto sia per il numero delle denunce che per l’entità dell’incremento (+37,7% contro il +9,1% della media italiana). «Con le sole denunce effettuate all’Autorità giudiziaria – dichiara Renato Mason, segretario della Cgia – non è possibile dimensionare il fenomeno dell’usura. Le segnalazioni, purtroppo, sono molto esigue. Tuttavia, l’attenzione non va assolutamente abbassata, perché come sanno gli esperti di questo fenomeno è molto difficile che le vittime trovino la forza di denunciare i propri strozzini. Oltre agli effetti della crisi che abbiamo subito negli anni scorsi, un impatto negativo l’ha provocata la stretta creditizia praticata dalle banche nei confronti degli imprenditori, fenomeno, purtroppo, che continua ancora adesso».
Alessandro Macciò