Veneto Banca, vertice associazioni-banca: il fondo di ristoro resta congelato

Da un lato, in procura, si continua a scavare sulle cause del crac. Dall’altro, in prefettura, si cerca una forma di raccordo tra tutti gli attori in causa. La partita di Veneto Banca si gioca su due tavoli. Dopo la dichiarazione dello stato d’insolvenza, certificato lo scorso 25 giugno, l’ex popolare di Montebelluna (Treviso) è finita al centro di una nuova inchiesta sugli eventuali reati di bancarotta e sulle azioni colpose o dolose che avrebbero contribuito a dissipare il patrimonio. Gli inquirenti stanno passando al setaccio tutti i bilanci di Veneto Banca alla ricerca di prestiti concessi senza le opportune garanzie a un ristretto numero di clienti, corsie preferenziali nei pagamenti e risorse distratte. Il fascicolo è a carico di ignoti, ma le attenzioni sono sempre rivolte all’operato dell’ex direttore generale Vincenzo Consoli e dell’ex presidente Falvio Trinca.

Intesa Sanpaolo: il ristoro resta congelato

Nel frattempo il prefetto di Treviso, Laura Lega, ha convocato un tavolo con le associazioni dei risparmiatori truffati, i rappresentanti diocesani, Intesa San Paolo (il gruppo che ha assorbito Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza) e Sga (la Società per la gestione delle attività che ha acquisito i crediti deteriorati delle due ex popolari venete). Il prefetto ha invitato Intesa Sanpaolo a tenere conto del disagio subito dai risparmiatori e a gestire la situazione con la necessaria delicatezza; la banca, rappresentata dal direttore regionale del Triveneto, Renzo Simionato, ha risposto che sta cercando di venire incontro ai clienti con il dialogo e e con incontri personalizzati, per valutare insieme a loro le effettive capacità di restituzione. Per quanto riguarda il fondo di ristoro da 100 milioni, Simionato ha confermato che resterà congelato finché la banca non sarà sicura di aver scongiurato ogni rischio sul piano giudiziario.

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