Tagli ai giornalisti collaboratori, sindacato e Ordine incontrano Zaia

I collaboratori dei giornali veneti salgono a palazzo Balbi per un colloquio con il presidente della Regione Luca Zaia, dopo la vicenda dei tagli ai compensi resi pubblici nelle scorse settimane. Una delegazione dei collaboratori dei principali gruppi editoriali della regione ha incontrato Zaia la mattina dell’8 maggio insieme a una rappresentanza del Sindacato giornalisti del Veneto e dell’Ordine regionale dei giornalisti. Alla composita delegazione che ha presentato la situazione creatasi nelle testate venete dopo i tagli alle collaborazioni giornalistiche esterne, Zaia ha risposto preannunciando il coinvolgimento del Consiglio regionale del Veneto.

Coinvolgimento che, nelle intenzioni di Zaia, mira a valutare un intervento in sede legislativa «a favore dell’equa retribuzione del lavoro giornalistico parasubordinato» come recita una nota dell’agenzia regionale di stampa. Il presidente ha chiesto alla delegazione di giornalisti che gli venga fornita la documentazione relativa al problema e ha garantito l’immediato interessamento, per quanto di competenza, dell’assessore al lavoro.

«Sul tavolo la questione dei compensi del lavoro dei giornalisti esterni – si legge in una nota diramata dal Sindacato giornalisti del Veneto –, sulla scia della recente mobilitazione dei collaboratori del Gazzettino e del Corriere del Veneto, colpiti da pesanti tagli unilaterali ai compensi, comunicati dalle aziende. Sindacato, Ordine e collaboratori hanno descritto nel dettaglio le condizioni lavorative e retributive di chi fa il mestiere di giornalista da parasubordinato. Giornalisti che assicurano quotidianamente, sette giorni su sette, la produzione di servizi e articoli dando voce in maniera capillare al territorio e ai territori del Veneto. Giornalisti sfruttati e sottopagati, che con impegno e professionalità contribuiscono a interpretare e divulgare le istanze locali, raccogliendone in diretta umori e trasformazioni. Giornalisti che non hanno diritti: malattie, ferie, riposi, rimborsi. Giornalisti che producono anche oltre 200 pezzi al mese per poco più di mille euro, tutto compreso, sullo sfondo di un’organizzazione del lavoro instaurata dagli editori che vede i dipendenti ormai inchiodati al desk, dentro le redazioni, con turni di lavoro a dir poco pesanti, che non riescono a dedicarsi quasi più alla cronaca, alla scrittura».

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