Crac Bpvi, Zonin chiede di spostare il processo da Vicenza a Trento
Da Vicenza a Trento. È qui che rischia di finire il processo sul crac della Banca Popolare di Vicenza. I legali dell’ex presidente di BpVi Gianni Zonin e degli altri imputati hanno presentato istanza di rimessione per un “conclamato turbamento alla serenità dell’autorità giudiziaria”. Insomma, ci sarebbe una questione di incompatibilità ambientale, sfociata in una “rappresentazione ossessiva” della vicenda giudiziaria sui mass media. La difesa ha ricordato che in passato, in relazione ad altre indagini, il tribunale e la procura di Vicenza sono stati dipinti dalla stampa come conniventi e succubi di Zonin, che il gip Barbara Maria Trenti sarebbe nel mirino della procura berica per aver dichiarato il tribunale di Vicenza incompetente su un sequestro e che la magistratura non si è mai attivata in seguito alle sei denunce sporte da Zonin negli ultimi tre anni per “episodi diffamatori, minacciosi e violenti”.
Palla alla Cassazione
Come il processo su Veneto Banca, trasferito da Roma a Treviso nelle scorse settimane, anche quello su BpVi ha rischiato più volte il trasloco, prima a Milano per una questione di competenza territoriale sul reato di ostacolo alla vigilanza e poi a Roma per un’analoga richiesta della difesa sui reati più gravi. Ora c’è una nuova spada di Damocle: il giudice Roberto Venditti spedirà l’istanza di rimessione a Roma, dove i colleghi della Cassazione dovranno decidere se accoglierla o respingerla. Nel primo caso il processo continuerà a Vicenza, nel secondo verrà sospeso e assegnato a Trento (tribunale competente). Un’ipotesi, quest’ultima, che ha già sollevato le proteste delle parti civili. Intanto il processo continua e la sentenza è attesa per il 21 giugno, quando Venditti deciderà tra rinvio a giudizio e non luogo a procedere.