Melegatti, corsa al pandoro ma torna la cassa integrazione
La Melegatti di Verona è in crisi e, nonostante la massiccia campagna di solidarietà che ha portato alla corsa all’acquisto dei pandori della casa scaligera da parte dei consumatori, torna la cassa integrazione.
Nelle ultime settimane su Facebook e Twitter sta spopolando la campagna #NoiSiamoMelegatti: migliaia di cittadini, politici e celebrità sostengono la produzione del dolce natalizio nello stabilimento di San Giovanni Lupatoto, che il 22 novembre 2017 ha ripreso il lavoro dopo lo stop forzato.
Ora però, a quanto scrive il Corriere della sera, la crisi che sembrava scacciata rischia di ritornare, perché l’azienda ha chiesto di far tornare in cassa integrazione gli operai. E da oggi gli impianti sono di nuovo fermi. Ripartiranno in vista di Pasqua, per preparare le colombe da mettere sul mercato.
Melegatti, dove nasce la crisi
All’inizio di ottobre 2017 nell’azienda che ha “inventato” il pandoro – brevettato da Domenico Melegatti nel 1894 – è partita la mobilitazione sindacale. Gli stipendi non venivano pagati da due mesi e si registravano carenze negli approvvigionamenti di materie prime.
Dal 5 ottobre sono entrati in cassa integrazione 90 dipendenti di San Giovanni Lupatoto, e sono rimasti a casa centinaia di stagionali. Il 31 ottobre l’assemblea degli azionisti ha deliberato la richiesta di concordato preventivo, nel tentativo di tamponare la crisi di liquidità che impediva di pagare i fornitori, e di permettere l’ingresso di nuovi investitori.
Tra le motivazioni all’origine delle difficoltà sarebbero da imputare anche a divisioni fra gli azionisti – le famiglie Turco e Ronca – e il recente investimento di 10 milioni in un nuovo stabilimento a San Martino Buonalbergo inaugurato nel febbraio 2017.
L’investimento del fondo maltese Abalone
Il 17 novembre è arrivato l’annuncio da parte del fondo maltese Abalone di un investimento di 16 milioni di euro in Melegatti, di cui 6 milioni da stanziare immediatamente per far ripartire la produzione di pandori in vista del Natale. Gli altri 10 sarebbero arrivati in un secondo momento per le colombe pasquali.
La produzione è così ripartita il 21 novembre con l’obiettivo di mandare nei negozi 1,5 milioni di pandori e panettoni. Una ripresa sostenuta da una campagna social con lo slogan “Mangia un pandoro, salva il lavoro”, che porta in pochi giorni a un boom di vendite.
I dolci veronesi sono riapparsi sugli scaffali della grande distribuzione e nello spaccio aziendale di San Giovanni Lupatoto, mentre il tam tam della rete portava a condividere i luoghi dove poterli trovare.
Il ritorno della cassa integrazione
Una bella storia di riscatto che giovedì 7 dicembre ha subìto un inatteso stop. Quel giorno l’azienda ha manifestato ai sindacati, come scrive il Corriere, l’intenzione di ripartire con la cassa integrazione per gli operai.
Infatti produrre di più in questo momento porterebbe i pandori sugli scaffali troppo a ridosso del Natale, con il rischio che restino invenduti. O che vengano svenduti, visto che a poche ore dalla festività i supermercati applicano sconti per svuotare i magazzini.
Non solo: la crescente domanda avrebbe colto impreparata l’azienda che a quanto pare ha finito gli involucri di cartone per imballare i pandori.
Dal 7 novembre, data in cui è stata depositata in tribunale la proposta di ristrutturazione del debito, sono scattati i 120 giorni – poi prorogabili di altri 60 – di tempo a disposizione dell’azienda per proporre a ciascun creditore un piano di rientro.
Scaduti i termini, nella primavera 2018, se la proposta di ristrutturazione sarà stata accettata dai fornitori a cui fa riferimento almeno il 60% dei debito l’azienda potrà ripartire, altrimenti la strada obbligata sarà quella del fallimento.