Autonomia, il Veneto chiede allo Stato i 9/10 delle tasse

La proposta per l’autonomia della Regione Veneto, dopo la consacrazione popolare del referendum consultivo del 22 ottobre, ora è scritta nero su bianco. E sarà inviata oggi da palazzo Balbi, sede della giunta regionale, a palazzo Chigi. Per iniziare la trattativa sulla base del documento approvato ieri, 15 novembre, dal Consiglio regionale con 40 voti favorevoli su 50.

Favorevoli i gruppi di maggioranza Lega, Lista Zaia, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Siamo Veneto, oltre a Movimento 5 Stelle, ex tosiani e civici. Il Pd ha deciso di non votare per marcare la propria distanza dalla scelta di richiedere i nove decimi delle tasse in Veneto, scelta a cui si sono accodate due consigliere “dissidenti” di Lista Moretti e M5S, mentre il voto di Mdp, che sarebbe stato l’unico No esplicito, non c’è stato per l’assenza del consigliere Pietro Ruzzante.

Autonomia: le richieste del Veneto al governo

Ecco i principali punti contenuti nella bozza approvata come base per avviare il negoziato. La Regione Veneto richiede allo stato centrale tutte le 23 competenze contemplate dalla Costituzione come possibile oggetto di trattativa – tre di competenza esclusiva dello Stato e venti materie concorrenti. Inoltre il Veneto chiede di mantenere più risorse economiche sul proprio territorio: e cioè i nove decimi del gettito di Iva, Irpef e Ires generato dai redditi dei cittadini e delle imprese della regione, per un valore complessivo stimato in 18,5 miliardi di euro.

Una richiesta economica che, come è noto, si scontra con il fatto che per ottenere l’autonomia nella gestione fiscale è necessaria una modifica costituzionale che aggiunga il Veneto alla lista delle regioni a statuto speciale. Ma il presidente Luca Zaia non molla e intende portare la richiesta al tavolo della trattativa a Roma: «Nessun veneto si scandalizza per questa richiesta, caso mai i veneti si scandalizzano per i 33 miliardi di sprechi nel bilancio dello Stato».

Trattativa che la Regione Veneto conferma di volere “in solitaria”: un percorso che non si unirà a quello già intrapreso da Emilia Romagna e Lombardia per ottenere maggiore autonomia, ma non il gettito fiscale.

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