Padova e Treviso, è ripresina: produzione +1,7% nel secondo trimestre 2017
Cresce la produzione industriale a Padova e Treviso nel secondo trimestre del 2017, ma con un rallentamento rispetto ai primi tre mesi dell’anno. La “ripresina” comunque c’è: da gennaio a marzo era stata del 3%, da aprile a giugno si è assestata sul +1,7%. A misurarlo è un’indagine congiunta di Confindustria Padova e Unindustria Treviso in collaborazione con Fondazione Nord Est, su un campione di 500 aziende delle due province.
Nella media di gennaio-giugno la variazione è del 2,3%. La crescita è diffusa e sostenuta per tutti i settori manifatturieri, con il metalmeccanico sopra la media (+2,6%), e tra le classi dimensionali per le piccole (+2,9) e le medie imprese (+3,3%). La variazione positiva degli ordinativi si consolida (+4,5%): scende dal 29,6 al 27,9% la quota di chi ha orizzonte di lavoro assicurato per meno di un mese, il 20,9% ha ordini per più di tre mesi. Prosegue il recupero della domanda interna, con vendite interne in aumento su base annua del 3% e dato segnatamente positivo per metalmeccanica (+8,9%) e imprese oltre 250 addetti (+4,1). L’espansione dell’economia e del commercio mondiali traina le vendite all’estero che accelerano, con un +4,2% (+3,9% nel primo trimestre). Risultato corale, prodotto da una crescita che coinvolge sia le vendite in Europa (+3,6) sia soprattutto extra-Ue (+5,8%).
«Gli indicatori congiunturali ci consegnano risultati positivi e in spinta nel secondo trimestre, nonostante un assestamento fisiologico – dichiarano i Presidenti di Confindustria Padova e Unindustria Treviso, Massimo Finco e Maria Cristina Piovesana -, tirati dalla vitalità dell’export di un’area aggregata tra le più dinamiche in Italia come Padova e Treviso. È la conferma che la crescita viene da investimenti in innovazione e internazionalizzazione».
Lo sguardo va già alla seconda parte dell’anno e alle scelte della politica: «La manovra d’autunno sia un passaggio cruciale su taglio strutturale e permanente del cuneo fiscale sul lavoro – affermano i due presidenti –, detassazione ulteriore del salario di produttività e rafforzamento degli investimenti, prorogando gli strumenti che funzionano come iper e superammortamento ed estendendoli agli investimenti in formazione 4.0 e occupazione, soprattutto giovanile».
«L’altro tassello per spingere sull’acceleratore della crescita riguarda il settore creditizio – aggiungono Piovesana e Finco -. Le imprese fanno ancora fatica ad avere un agevole accesso al credito e dopo la liquidazione coatta delle banche venete, va fugato ogni timore o dubbio sulla effettiva continuità del sostegno creditizio. Va rifondato un nuovo rapporto banca-imprese: le imprese dovranno aumentare il grado di trasparenza e rafforzare la loro struttura finanziaria. Le banche, dal canto loro, dovranno essere pienamente consapevoli delle ricadute negative che deriverebbe per l’intera economia veneta e italiana dal perdurare di una forte stretta creditizia».