Banche, crolla il credito alle imprese venete: -10,8 miliardi in tre anni
La crisi delle banche venete fa sentire il suo peso sulle aziende. In tre anni, dall’aprile 2014 allo stesso mese del 2017, il credito alle imprese venete è crollato del 10,7%. In termini assoluti, 10,8 miliardi di euro di prestiti in meno il dato peggiore fra le regioni italiane, fatta eccezione per il piccolo Molise.
Il crollo di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, assorbite da Intesa Sanpaolo, giunge all’epilogo: il decreto legge che le mette in liquidazione coatta amministrativa è stato approvato dalla Camera e ora passa all’approvazione del Senato; l’accordo fra Intesa e sindacati parla di 4mila esuberi fra i dipendenti da gestire facendo ampio ricorso ai prepensionamenti; è stata istituita una Commissione parlamentare d’inchiesta per studiare le crisi bancarie degli ultimi anni e le responsabilità alla loro base.
Ma gli effetti sul sistema produttivo non sono da meno. A far luce sono i dati di Banca d’Italia, elaborati dalla Cgia di Mestre. In tre anni gli impieghi bancari alle imprese italiani si sono contratti di 62,4 miliardi di euro, il 6,8% in meno. Fra le regioni spicca il calo del Molise (-13,1% ma “solo” 268,3 milioni di euro di riduzione) seguita dal Veneto (-10,7%, 10 miliardi 784 milioni di euro). Al terzo posto le Marche, poi la Calabria e l’Emilia Romagna.
Solo la Lombardia ha avuto una stretta del credito peggiore del Veneto in valori assoluti: 15 miliardi 911 milioni di euro “tagliati”. Eppure sul sistema produttivo lombardo la riduzione “pesa” meno: il calo è del 6,5%, minore del dato medio nazionale.
«Sebbene in questi ultimi 3 anni i rubinetti del credito siano stati progressivamente chiusi – commenta il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo – il sistema economico veneto ha comunque tenuto. Anzi, il manifatturiero e anche le costruzioni sono tornate a crescere, rimaniamo la prima regione turistica d’Italia, l’export vola, la disoccupazione, scesa sotto il 7 per cento, è tra le più basse d’Italia e nel 2016 abbiamo registrato un avanzo commerciale record pari a 16,5 miliardi di euro. Senza la crisi delle due banche popolari, ovviamente, le cose sarebbero andate ancora meglio, soprattutto per le piccole e piccolissime imprese che, tradizionalmente a corto di liquidità e poco capitalizzate, sono state le più colpite da questa stretta creditizia e, conseguentemente, le meno coinvolte dalla ripresa in atto».