Banche venete, la Commissione Europa apre un'indagine sul salvataggio
Il salvataggio delle banche venete nel mirino della Commissione Europea. A rivelarlo è il Codacons, che aveva presentato un esporto all’Unione Europea ipotizzando la fattispecie di aiuti di Stato, vietati dalla normativa vigente nell’UE. Sotto accusa c’è il decreto con cui il governo ha liquidato Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza e stabilito di versare a Banca Intesa 5,2 miliardi di euro più altri 12 in garanzie in cambio dell’acquisto per 1 euro della parte “sana” delle due banche.
La Direzione Generale per la Concorrenza della Commissione Europea, fa sapere l’associazione dei consumatori, ha comunicato al Codacons di aver preso in carica l’esposto e di aver proceduto all’’apertura di una pratica sulle violazioni denunciate dell’associazione. Le infrazioni ipotizzate verranno valutate in sede europea. Anche se fino ad ora la Commissione aveva accompagnato il governo nella gestione della crisi, e il ministro Paoan si era più volte recato a Bruxelles per concordare una via d’uscita dal vicolo cieco in cui le ex popolari di Vicenza e di Montebelluna si erano infilate.
Nell’esposto, il Codacons scriveva che «gli aiuti di Stato concessi a favore di due istituti bancari che si trovano nell’attuale situazione di dissesto economico-finanziario a causa della scellerata e truffaldina gestione dei vertici amministrativi e per i quali sono in corso accertamenti presso le competenti autorità penali nazionali, rappresenta una grave violazione della normativa sugli aiuti di stato così come stabilita dal TFUE. Si noti che, ai sensi dell’articolo 107, paragrafo 1, del TFUE, una misura è considerata aiuto di Stato se è stata concessa da uno Stato membro ovvero mediante risorse statali, se falsa o minaccia di falsare la concorrenza favorendo talune imprese o produzioni e se incide sugli scambi tra Stati membri».
E ancora, si legge nell’esposto: «Considerando che il mercato dei servizi bancari è aperto nei territori degli Stati membri, l’aiuto a due banche nazionali lede anche gli interessi delle banche di qualsiasi altro Stato Ue. Le due banche usufruiranno degli aiuti e delle garanzie statali concessi a tutela del contratto di cessione alla banca Intesa San Paolo, che, senza di essi, non avrebbe mai aderito alla proposta di diventare cessionaria. In virtù di tali principi si ritiene inoltre che la Commissione avrebbe dovuto, nell’applicare l’art. 107 punto 3 (b), valutare non solo le dichiarazioni dell’Autorità di vigilanza, ma tenere conto anche delle indagini penali in corso relative proprio alla trasparenza delle comunicazioni dei bilanci della banca beneficiaria degli aiuti agli organismi di vigilanza stessa, e nell’attuale fase di verifica dei requisiti che hanno condotto all’autorizzazione sarà necessario lo scambio di informazioni con le autorità giudicanti nazionali».