Padova, per il neosindaco Giordani il primo ostacolo è l'ospedale
Nuovo sindaco, temi vecchi. Padova cambia pagina, in controtendenza nazionale. L’alleanza rosso-arancione che ha sostenuto l‘imprenditore Sergio Giordani ha retto. Grazie anche alla dote (22%) portata dal futuro vicesindaco, Arturo Lorenzoni, la vera sorpresa del primo turno. Massimo Bitonci paga così la sua politica muscolare. Vedere l’ex assessore della giunta bitonciana, Alessandra Brunetti, piangere di gioia per l’elezione di Giordani, nonostante non abbia ottenuto posto in consiglio comunale, dà l’idea degli attriti che si erano creati.
Ma i temi rimangono vecchi, dicevamo. Fra i primi c’è il nuovo ospedale. Poco prima del ballottaggio Giordani-Lorenzoni hanno presentato un progetto per il nuovo su vecchio (non specificando fra l’altro fatto da chi). La stessa posizione che Bitonci aveva nel 2014, prima di essere convinto a virare su una nuova localizzazione in particolar modo dal parere tecnico dell’Università di Padova. Allora Rettore era Giuseppe Zaccaria, ora è Rosario Rizzuto. Ma la posizione dell’Ateneo non cambia: non si mette becco sulla localizzazione, si mettono i paletti per fare un’opera di qualità. E c’è una relazione iper dettagliate che spiega tutte le problematiche tecniche che non permettono di realizzare un nuovo ospedale sul vecchio. Ci si arriva anche a buonsenso: dove si sposterebbero i pazienti? E mentre alti blocchi vengono rasi al suolo e rifatti, come si farebbe a conciliare il tutto con una normale vita ospedaliera? Senza parlare di aree vecchie e vincolate, dei problemi logistici.
Rizzuto lo ha ribadito. «Da parte mia e di tutto l’Ateneo ribadisco la volontà di collaborare proficuamente col nuovo sindaco per valorizzare al massimo Padova e le sue tante eccellenze – ha detto salutando l’elezione di Giordani -. Vogliamo continuare a essere co-protagonisti nella costruzione del futuro della città, così come dimostrato – ad esempio – da progetti come la riqualificazione del Cus di via Corrado e della Caserma Piave e dal nostro contributo tecnico qualificato nel disegnare un nuovo ospedale di un livello alto quanto merita la città, i pazienti che lo utilizzeranno e la scuola di Medicina dell’Università di Padova». Non a caso ha ricordato il gran successo ottenuto con l’acquisizione della Caserma Piave, che sembrava impossibile. Sull’ospedale il messaggio è nel suo stile: garbato ma chiaro. Il disegno spetta al «contributo tecnico qualificato» dell’Ateneo. Non a caso Giordani e Lorenzoni come primo atto, ancor prima di essere ufficialmente insediati, sono andati a bersi un caffè proprio dal Rettore, in Ateneo. Anche il governatore Zaia ha ribadito: nuovo su vecchio non si può fare. Al momento resta un mesto primato: nel 2016 si sono festeggiati i 10 anni dell’ospedale invisibile.
Arrivano intanto anche le parole del presidente di Confindustria Massimo Finco. Che sottolinea allo stesso modo l’esigenza di un nuovo ospedale. «Occorre mettere insieme il grande capitale sociale e umano di Padova, le sue tante eccellenze, a cominciare dall’Università, con la necessità di una gestione ordinata ed efficiente della città e, contemporaneamente, sviluppare una visione originale e integrata nel contesto metropolitano veneto – afferma -. Contiamo che da uomo d’impresa e dal profilo ‘civico’, slegato e indipendente dai partiti, il sindaco Giordani avrà la responsabilità e l’autonomia di fare le scelte giuste, a prescindere dalle logiche di schieramento politico, di traguardare in avanti con una visione di medio periodo, soprattutto sulle scelte, come il nuovo Policlinico, che segneranno il futuro di Padova e di tutto il Veneto e di coinvolgere le migliori intelligenze giovani nella sua squadra e nelle scelte più importanti che andranno a incidere sulle nuove generazioni. Sia questo il suo valore aggiunto». Non sarà un inizio semplice.