Da Verona l'appello di Bauli al governo: «Riforme per stabilizzare la crescita»

«Una piccola America in Italia». Così, non molto tempo fa, ne usciva Verona da un titolo di prima pagina del Corriere della Sera. I meriti, cristallizzati nei numeri, sono ancora gli stessi: un tasso di disoccupazione che si allontana, e di parecchio, dalla media nazionale (5% contro 12%), una crescita della produzione che da quindici trimestri consecutivi (tre anni e mezzo) non si è mai arrestata e investimenti aziendali che, solo nel 2016, hanno toccato i 3 miliardi di euro.

Parte da solide basi, Michele Bauli, presidente di Confindustria Verona, per aprire con ottimismo, il 19 giugno 2017, la prima assemblea associativa che lo vede al vertice, dopo il passaggio di Giulio Padrollo al direttivo nazionale, come vice di Vincenzo Boccia. «Intuito, idee, progetti. Immaginare, osare, fare» è il titolo che sintetizza i contenuti della giornata, coordinata dal giornalista Ferruccio De Bortoli in tre conversazioni che hanno portato sul palco del Cattolica Center di Verona, dopo Bauli, anche due personalità del mondo accademico: Sergio Fabbrini, direttore della School of Government alla LUISS Guido Carli e Andrea Ichino, professore di Economia Politica all’Università di Bologna. Il significato è chiaro: l’economia cittadina è sana, ma cosa si può fare di più alla luce di un quadro nazionale che non rispecchia – per non dire che è in piena antitesi – la situazione locale? La ricetta di Michele Bauli passa dall’intervento del Governo: gli ingredienti sono ormai triti ma, con tutta evidenza, occorre ripeterli. «Investimenti pubblici per ridurre il gap tecnologico con gli altri paesi, attenzione al capitale umano – soprattutto quello in grado di gestire l’industria 4.0 – lotta all’illegalità, riduzione del costo del lavoro e, dunque, meno presenza dello Stato nell’impresa privata».

E poi, certo, la parte più difficile. Senza quella, nessun elenco può prendere forma: «Serve andare avanti con il piano delle riforme – ha sottolineato Michele Bauli – il merito del Jobs Act è sì quello di aver creato le condizioni per incentivare le nuove assunzioni, ma soprattutto ci ha dimostrato che si può cambiare». «Adesso il nostro è un Paese pesante – ha continuato – è un paese dove, per avviare un’impresa, si impiegano fino a quattro mesi che, se dimezzati, porterebbero la produttività italiana al +4% e a un aumento del Pil del quasi 2%». Così l’Italia si distingue in negativo per la propria bassa produttività: «Sono 7 anni che il Pil nazionale non cresce» ha ammesso. Contrariamente a quanto accade sul suolo scaligero, «siamo fermi». E si riprende dalle peculiarità del territorio, sede di sviluppo di settori economici diversificati che ha permesso agli imprenditori locali di rispondere con maggiore solidità alla crisi finanziaria, ma anche sede di aziende in media più grandi rispetto al resto di Italia e di molte multinazionali, circa 90.

Spiegarne il perché non è difficile: «Da sempre Verona ha tratto beneficio da una posizione geograficamente strategica – ha proseguito il presidente – al centro di un corridoio che unisce Nord, Sud, Est ed Ovest il nostro è un incrocio importante, che dovremmo sapere valorizzare con la creazione di un hub logistico internazionale». Non si pensa solamente al collegamento quasi naturale con il ricco Nord Europa, ma si guarda ben più lontano. «La mia attenzione va alle vie della seta – ha rivelato Bauli – per trasportare le merci dall’Oriente all’Europa si può sfruttare anche il corridoio d’acqua. E l’Italia è in mezzo al Mediterraneo». Sul finale della conversazione con De Bortoli, il presidente di Confindustria tira le fila della sua visione appellandosi al mondo politico, protagonista in una Verona che, tra una manciata di giorni, eleggerà il proprio futuro sindaco tra i due candidati Federico Sboarina e Patrizia Bisinella: «Mi auguro che la città venga consegnata a una persona che la sappia governare partendo dalle competenze – ha chiuso – in questi anni ho visto luoghi chiave finire male per colpa di gestioni non adatte. Spero che sia un governo responsabile».

A condividere con Michele Bauli la convinzione che la crescita, di Verona come del resto del Paese, sia più in mani politiche che economiche, anche Vincenzo Boccia, numero uno dell’associazione degli industriali italiani. «Il governo ha iniziato una serie di riforme a favore dell’impresa – ha spiegato Boccia a margine dell’assemblea – e l’export è aumentato del 7%. Ma siamo solo all’inizio. La politica deve continuare su questa strada e non smontare nulla di ciò che è stato fatto di buono, a cominciare dal piano Industria 4.0: gli iperammortamenti vanno prorogati ma, tra le priorità, c’è anche la riduzione del carico fiscale sulle imprese».

Camilla Pisani

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