Banche venete, Atlante si sfila. Ue: salvataggio in giugno o bail-in

Potrebbe essere l’ultimo mese utile per il salvataggio di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Le due grandi ex banche popolari venete, se non interverrà una ricapitalizzazione da un miliardo di euro da parte di privati, rischiano di non poter accedere al salvagente pubblico del fondo Salvabanche (con 6,4 miliardi di euro potenzialmente parcheggiati per le due banche venete).

Così ha prescritto – nel nome del No agli aiuti di Stato – la Commissione europea, che ora, secondo quanto filtrato negli ultimi giorni, avrebbe dato trenta giorni di tempo ai manager di Vicenza e di Montebelluna per trovare nuovi investitori.

Altrimenti, è il messaggio che arriva da Bruxelles, se il miliardo aggiuntivo non arriverà entro il mese di giungo 2017 si aprirà la soluzione del bail-in. Cioè il prelievo forzoso dai conti correnti con depositi oltre i 100mila euro dei soldi necessari a far quadrare i conti della banca. Così prevede la direttiva Ue 2014/59, recepita dall’Italia il 1 gennaio 2016.

Intanto si registra il passo indietro di Quaestio Capital, gestore del Fondo Atlante, che controlla la quasi totalità delle azioni delle due banche, e che ha inviato a Veneto Banca e Popolare di Vicenza un messaggio chiaro: «non ci sono le condizioni per qualsiasi ulteriore investimento» dice Quaestio, che ha già investito nel salvataggio dei due istituti 3,5 miliardi di euro.

Dalle fondazioni bancarie, fra le principali finanziatrici del Fondo Atlante, era già arrivato un netto passo indietro. Il No a nuovi investimenti era arrivato nei giorni scorsi da Giuseppe Guzzetti, presidente di Fondazione Cariplo e dell’Acri, l’associazione delle fondazioni bancarie.

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