Unipd finanzia la ricostruzione di una scuola terremotata nelle Marche

C’è un filo che unisce Padova a San Severino Marche, zona colpita dal terribile terremoto del 24 agosto del 2016. Un legame che diventerà evidente entro la fine del prossimo settembre, quando il comune marchigiano potrà rivedere attiva la propria scuola elementare «Alessandro Luzio». Una ricostruzione che sarà finanziate anche dall’Università di Padova, insieme ad altre realtà quali la Bocconi, Almaviva, Aeroporti di Roma. In totale una decina di finanziatori per vedere così comporsi il sogno della cittadina duramente provata dal terremoto. La vecchia scuola, per il momento, rimarrà dov’è, a perenne ricordo di quant’è successo. Completamente inagibile, come lo è stata da subito dopo le scosse.

L’Università di Padova si era mossa subito dopo il sisma mettendo in moto la macchina della solidarietà. Così dal 30 agosto, per due settimane, gli interi proventi delle entrate dell’Orto Botanico, patrimonio mondiale Unesco di proprietà dell’Ateneo, erano stati congelati per essere destinati ad un progetto di ricostruzione. A seguire la vicenda la prorettrice Francesca da Porto, in prima persona. Ingegnere esperta di ricostruzioni, è intervenuta immediatamente sui luoghi del sisma per dare una mano, come già fece, ad esempio, a L’Aquila nel 2009. La volontà del Rettore Rosario Rizzuto è stata chiara da subito: contribuire ad un progetto concreto. La raccolta ha fruttato 41.137 euro, 37.692 dagli incassi dell’Orto Botanico, il resto da donazioni di dipendenti. Ora è stato individuata la ricostruzione al quale contribuire: la scuola di San Severino Marche, abituata ad ospitare 240 bambini. Sarà rimessa in funzione con una struttura prefabbricata in legno, antisismica, capace di durare nel tempo. Il CdA dell’Ateneo di Padova ha approvato oggi, 21 marzo, la delibera per la donazione.

La prorettrice Francesca da Porto

Ecco le parole con le quali il Rettore commentò l’iniziativa di apertura dell’Orto Botanico. «Sono rimasto personalmente molto colpito da quanto successo – disse – ed è lo stesso sentimento che pervade tutta la grande comunità universitaria. Per questo motivo abbiamo pensato di dare una mano, un contributo concreto. Abbiamo letto che più che materiale, servono fondi per le attività urgenti e per la ricostruzione. Ed è per questo che vogliamo utilizzare il nostro Orto botanico, un gioiello unico in Europa, per raccogliere denaro utile per la macchina dei soccorsi. Attraverso un bene culturale così prezioso si può dare una mano a chi sta soffrendo, e sappiamo benissimo che l’opera di ricostruzione, morale e fisica, sarà lunga e certo non facile. Invito quindi chi può a visitare, magari tornandoci, l’Orto botanico di Padova le prossime due settimane. Sarà un modo per stare vicino alle popolazioni colpite». Ora, a distanza di pochi mesi, l’aiuto sta per diventare una mano concreta alla ricostruzione.

 

 

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