Cooperative sociali in Veneto, un'economia da 700 milioni di euro
Quasi 700 milioni di euro che incidono sull’economia locale, 500mila assistiti nel 2015 e una distribuzione capillare sul territorio regionale. Bastano questi dati a tracciare il profilo delle oltre 800 cooperative sociali presenti in Veneto. Dati che emergono dalla ricerca Euricse intitolata “La cooperazione sociale in Veneto”, che si è svolta tra marzo e dicembre 2016 e ha coinvolto 175 cooperative sociali, su 413 contattate. Il metodo utilizzato, oltre a dar conto dell’attività delle imprese sociali, ne misura l’impatto quantitativo e qualitativo e ne valuta l’efficienza e l’efficacia: prende per questo il nome di ImpACT, e propone una valutazione che ha anche uno scopo formativo, nell’ottica di offrire alle imprese gli strumenti per migliorare.
ImpACT ha analizzato i dati (per gli anni 2014/15, gli ultimi disponibili) relativi alle cooperative sociali iscritte a Federsolidarietà, la federazione che raggruppa le cooperative sociali presenti in Confcooperative. Esse in Veneto sono 409, così distribuite: 112 a Padova, 86 a Verona, 76 a Vicenza, 53 a Treviso, 43 a Venezia, 25 a Rovigo e 14 a Belluno. Per il 54,8% si tratta di cooperative sociali di tipo A, che si dedicano alla gestione di servizi socio-sanitari ed educativi, per il 30,1% di tipo B, che svolgono invece attività agricole, industriali, commerciali o di servizi finalizzate e favorire l’inserimento nel mercato del lavoro di persone svantaggiate; per il 15,2% sono di tipo plurimo, che combina il tipo A e B. I diversi risultati economici generati a livello di province si spiegano con la presenza nelle singole province di un diverso numero di cooperative sociali, di una diversa distribuzione delle tipologia A, B e plurime, nonché di diversi settori di attività e di livelli di maturità delle organizzazioni.
Coop sociali: assistenza e manutenzione gli ambiti principali
Come nasce una cooperativa sociale? A volte sono gli enti pubblici a delegare alle coop parte di servizi sociali, sanitari, educativi e relativi alle politiche giovanili, talvolta invece la stessa società civile promuove la nascita di cooperative sociali per coprire esigenze che il settore pubblico non riesce a soddisfare. Le cooperative analizzate sono di medio-grandi dimensioni e il livello di produzione più elevato è raggiunto dal tipo A e plurimo. Il 40,35% delle cooperative sociali ha generato nel 2014 un valore della produzione superiore a 1 milione di euro, il 38,14% inferiore a 500mila euro. Quindi il totale incide sull’economia locale per 693 milioni di euro.
Le coop erogano principalmente servizi socio-assistenziali (73%), socio-sanitari (54,9%), riabilitativi (24,9%), educativi alla prima infanzia e para-scolastici, socioculturali e ricreativi, infermieristici ed abitativi (20%). Per quanto riguarda i settori di intervento, il 41,7% è attivo nella manutenzione paesaggio, il 50% nel manifatturiero, il 23,3% nell’agricoltura sociale, il 33,3% nella ristorazione e catering.
Finanziamenti da bandi per 6,5 milioni di euro
Nel 2015 il numero degli assistiti è stato di 500mila, pari al 10% della popolazione veneta, per un totale di circa 700mila ore di volontariato e 25mila lavoratori subordinati. Tutto questo ha avuto conseguenze sulla stabilità occupazionale, nello specifico femminile (75%) e giovanile (19,8%). Sono stati impiegati 15.405 lavoratori ordinari, 1.300 lavoratori svantaggiati, 3.109 volontari. Il 91,3% delle cooperative si avvale di volontari, per un totale di 267.700 ore di lavoro (l’equivalente di 140 lavoratori a tempo pieno presenti gratuitamente). Sono ben 1.170 i luoghi di lavoro, 192 le strutture di proprietà, più di una a testa.
Nei rapporti con pubblica amministrazione, le entrate derivano da Aziende Ulss (51,3%) e dal Comune (32%). Inoltre, come si legge nel rapporto, «le cooperative sociali venete analizzate godono mediamente più che in altri territori di affidamenti diretti da parte della pubblica amministrazione». È indicatore di buona efficienza organizzativa e basso rischio la presenza di pluri-committenze e di bassa incidenza delle commesse da soli pochi committenti.
Ma come si finanziano le cooperative? Una prima fonte di finanziamento sono i bandi europei e quelli indetti da fondazioni. Nel periodo di tempo considerato, le cooperative hanno partecipato a 405 bandi, ne hanno vinti 227 e hanno ricevuto 2,5 milioni di euro da bandi europei e 4 milioni da fondazioni o altri privati. Un’altra fonte di finanziamento sostanziosa sono le donazioni.
Cooperative sociali e organizzazioni non profit
Un’altra dimensione fondante di una cooperativa sociale è la socialità dell’azione, ovvero la capacità di coinvolgere tutti, anche i familiari delle persone svantaggiate. Le cooperative venete analizzate presentano buoni indicatori di coinvolgimento: è elevato il tasso di partecipazione alle assemblee, come pure il coinvolgimento (come soci ma non come consiglieri) di under 30 e immigrati, oltre che degli stakeholder. La quasi totalità si relaziona con Comuni e Aziende per l’assistenza sanitaria, ma sono diffusi anche i momenti di scambio con Regione e Provincia. La rete con imprese private ha invece natura commerciale.
La rete assume un valore ulteriore quando si sviluppa tra cooperative sociali e con altre imprese non profit del territorio perché alimenta il cosiddetto capitale sociale bridging, ossia l’insieme delle reti fiduciarie tra membri appartenenti a gruppi ed ambienti socio-economici e culturali diversi. Numerose sono le azioni solidali promosse dalle cooperative sociali intervistate a favore di altre organizzazioni non profit. Il 67% collabora in rete con altre organizzazioni non profit.
Oltre 2.300 immigrati assistiti
Per quanto riguarda le cooperative sociali di tipo A, i ricavi provengono principalmente dal pubblico, mentre le plurime sono attive nei servizi socio-assistenziali. Nel 2015 il numero di beneficiari dei servizi è stato pari a 48.032 (94 le cooperative coinvolte producenti servizi di interesse sociale). Si tratta prevalentemente di anziani, minori e adolescenti, adulti con disabilità, bambini. Si segnalano inoltre, 2.321 immigrati, più 7.600 che accedono a sportelli di supporto gestiti dalle coop. La qualità riscontrata nei servizi offerti è data dal fatto che essi sono individualizzati, le coop lavorano a filiera offrendo servizi di formazione al lavoro e soddisfano i familiari, il cui benessere psicologico è considerato fondamentale.
Un risparmio di 2mila euro all’anno per persona inserita
Sono 1.299 i soggetti svantaggiati inseriti dalle cooperative sociali venete di tipo B e 30 le posizioni lavorative aperte: in generale, si legge, «l’efficacia dell’azione di inserimento è confermata innanzitutto anche per le cooperative sociali di tipo B da una buona filiera di servizio». Alcuni lavoratori hanno avuto un’occasione occupazionale di lungo periodo, altri hanno ricevuto benefici dall’erogazione di borse lavoro o da esperienze lavorative di breve periodo, a cui talvolta ne seguono altre di lungo periodo. Ne è risultata una positiva ricaduta sul benessere psicologico e la qualità della vita, oltre ai benefici economici sulla pubblica amministrazione: «ogni inserimento lavorativo risulta (…) far risparmiare alle pubbliche amministrazioni mediamente 2mila euro all’anno a persona inserita». Ci sono poi altri elementi di impatto sulla qualità di vita, sul risparmio, la valorizzazione dei talenti, il territorio.
L’unica debolezza che emerge nel perseguimento degli obiettivi di inserimento lavorativo è la percentuale di lavoratori svantaggiati rispetto agli ordinari, che non supera mai in modo netto il 30% giuridicamente previsto.
Buone anche le ricadute occupazionali: il 35,4% ha fra 15 e 50 dipendenti, il 22,6 tra 50 e 100, il 22% meno di 15, il 20,1% oltre 100. La qualità del lavoro è garantita dai dati sulla stabilità occupazionale, l’impiego full-time e la presenza sul territorio. Indicatori soggettivi di percezione del benessere sono i voti assegnati dagli intervistati: la soddisfazione sul lavoro è stata valutata con un punteggio di 7,8/10, mentre la percezione di equità del trattamento ricevuto con 7,1/10. In particolare è stata manifestata la riduzione dello stress.
Infine, come recitano le conclusioni del rapporto ImpACT, si può dire che «la cooperazione sociale veneta qui rappresentata ha compiuto un grande cammino di crescita e rafforzamento sia delle componenti imprenditoriali che di quelle sociali e ha trovato forse nel suo tessuto culturale e certamente nella creazione di solidi ed eterogenei rapporti di rete le giuste leve per garantire equilibrio, risultati, esiti, impatti, valore aggiunto per il territorio».
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Rebecca Travaglini