Banca Popolare di Vicenza, accordo per 230 esuberi

Primo accordo in Banca Popolare di Vicenza dopo 24 mesi di trattative interrotte: sindacati e azienda hanno trovato un punto di mediazione prevedendo 230 esuberi gestiti in modo concordato. Le uscite saranno su base volontaria, come spiega un comunicato del sindacato Fabi: «230 prepensionamenti volontari e incentivati, gestiti attraverso il Fondo Esuberi, l’ammortizzatore sociale di categoria. Potranno accedervi tutti coloro che maturano i requisiti pensionistici entro il 31 dicembre 2019.

L’accordo prevede, inoltre, una serie di garanzie per i lavoratori in esodo, tra cui: la clausola di salvaguardia in caso cambi il quadro previdenziale, il mantenimento delle polizze aziendali sanitarie, di morte, delle provvidenze sociali, e delle condizioni di accesso agevolato ai mutui bancari. L’assegno di sostegno al reddito coprirà l’85% della retribuzione per chi dichiara redditi annuali inferiori a 40mila euro, il 75% per chi ne dichiara tra i 40mila e i 50mila, il 65% per redditi sopra i 50mila». Inoltre, aggiunge la nota della Fabi, l’accordo prevede «la proroga del contratto integrativo aziendale fino al 30 giugno 2017, con possibilità di ulteriore proroga al 31 dicembre 2017».

«È un’intesa importante perché prevede 230 uscite ma solo su base volontaria, senza alcuna forma di coercizione nei confronti lavoratori – dichiara Giuliano Xausa, segretario nazionale Fabi –. Questo accordo, a cui si è giunti anche grazie al buonsenso del nuovo management, dovrà essere il paradigma per affrontare le riorganizzazioni del prossimo futuro. Il mantenimento del criterio di volontarietà delle uscite resta, infatti, la nostra linea del Piave. Se nei prossimi mesi si tenterà di forzarla, imponendo i licenziamenti collettivi, andremo allo scontro proclamando lo sciopero generale della categoria».

Banca Popolare di Vicenza, 20 milioni ai vertici dall’inizio della crisi

Soddisfatto anche il sindacato First Cisl (che parla di cifre leggermente diverse, 234 esuberi di cui 197 esodi volontari e 37 uscite incentivate per chi ha già maturato i requisiti pensionistici). «Non sappiamo se sia merito del nuovo amministratore delegato Fabrizio Viola, ma la realtà dice che, dopo tre mesi di trattative mai chiuse e nove mesi di successiva stasi, c’è stato finalmente un cambio di passo che ha permesso di raggiungere un accordo positivo» dichiara Sara Barberotti della segreteria nazionale di First Cisl.

«L’accordo – spiega Paolo Ghezzi, responsabile di First Cisl nel gruppo BpVi – da un lato esclude penalizzazioni eccessive per i lavoratori che escono nei prossimi due anni e dall’altro non comporta ricadute economiche su chi resta, essendo stati prorogati gli effetti del contratto integrativo aziendale. Era importante che l’azienda comprendesse che iniziative penalizzanti per i dipendenti sarebbero state vissute come nuove azioni di ingiustizia sociale, soprattutto alla luce dell’enormità dei compensi, che ammontano a circa 20 milioni, elargiti ai vertici dall’inizio della crisi ad oggi».

 

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