Insegnanti di sostegno, in Veneto mancano gli specializzati, non i posti
Non è vero che in Veneto non ci sono posti disponibili per gli insegnanti di sostegno: i posti ci sono, ma solo pochissimi riescono a essere coperti da chi ha passato il concorso a cattedra 2016. Il motivo sta nell’annosa questione dei docenti di sostegno non specializzati.
«In Veneto l’immissione in ruolo si fa su tutti i posti realmente esistenti vacanti e disponibili – spiega Carlo Forte, segretario generale provinciale della Flc Cgil di Venezia –. Quindi l’intento era quello di saturare i posti disponibili con il concorso». I posti di sostegno nella regione sono 1053, così ripartiti: 48 per l’infanzia, 717 per la primaria e 288 per la secondaria di primo grado, mentre non sono stati previsti posti per la secondaria di secondo grado. La ripartizione per provincia è la seguente:
Agli insegnanti di sostegno manca la specializzazione
Nella regione in cui si contano 130 reggenze, cioè scuole tenute da un dirigente che deve occuparsi già di un’altra scuola, i posti di sostegno quindi ci sono. «Il problema – continua Forte – è che per essere immessi in ruolo serve un titolo di specializzazione, che corrisponde all’abilitazione per le altre classi di concorso. In Veneto gli specializzati nel sostegno sono pochissimi». La percentuale di docenti in possesso del titolo di specializzazione disponibili per coprire i posti vuoti è «irrisoria», secondo Carlo Forte. Per esempio a Venezia nell’infanzia sono entrate 2 persone su 2, ma alla primaria 6 su 146 e alla secondaria di primo grado 4 su 49. «La situazione non è molto diversa nelle altre regioni» continua il segretario.
Per le altre classi di concorso, quando i posti disponibili superano i docenti abilitati a disposizione, le cattedre scoperte vengono affidate ad altri docenti – precari – non abilitati. Nel caso del sostegno, vengono chiamati invece insegnanti che non hanno fatto alcun tipo di studio che li renda in grado di insegnare a studenti con disabilità. Alcuni lo vivono come un “ripiego”, altri invece finiscono per desiderare di proseguire la carriera in quest’ambito.
«Insieme alle associazioni di disabili chiediamo da tempo – sottolinea Carlo Forte – che vengano attivati i corsi per la specializzazione del sostegno. Questi corsi sono pochi e costosi, non tutte le università li organizzano, insomma, non sono certo abbordabili per insegnanti che già lavorano. Aumentare il numero di specializzati permetterebbe di offrire all’utenza un servizio più qualificato, e consentirebbe agli insegnanti di entrare finalmente di ruolo».
Rebecca Travaglini