Banca Popolare di Vicenza, 250 risparmiatori pronti a fare causa

La sanzione dell’Antitrust alla Banca Popolare di Vicenza, che ha punito con 4,5 milioni di euro di multa l’istituto per aver concesso mutui in cambio dell’acquisto di azioni mettendo in atto una pratica commerciale scorretta, dona nuovo vigore alla battaglia delle associazioni dei consumatori. Ed è l’Unione nazionale consumatori del Veneto ad annunciare un nuovo capitolo della battaglia legale: 250 risparmiatori, è l’annuncio dell’Unione, intenteranno causa a BpVi a partire dal gennaio 2017, su quasi 650 che si sono rivolti all’associazione. «Non possiamo più attendere – dichiara il presidente dell’associazione Antonio Tognoni – il pool di legali è in via di costituzione. È la nostra risposta ai continui rinvii e silenzi della banca, sorda alle richieste di instaurare al più presto il tavolo conciliativo».

«Come possiamo lasciare correre la perdita di tutti i risparmi di molti cittadini e imprenditori, convinti della bontà delle azioni con attestati di rischio Mifid spesso alterati e non veritieri, che delineavano profili di rischio non conformi al vero orientamento al rischio dei clienti?» si chiede Tognoni. «Se la banca non darà un segno di conciliazione, restituendo qualcosa agli investitori, per quanto ci riguarda la banca sarà destinata a fallire. Chi può dare fiducia a una banca che ha bruciato milioni di euro di risparmi con bilanci artefatti? Se la dirigenza non avrà il buon senso di trovare degli accordi con noi, nell’interesse suo e del risparmiatore, non ci resterà che assistere i risparmiatori nella migrazione dei loro conti a istituti più affidabili».

“La multa dell’Antitrust ai risparmiatori beffati”

L’Unione consumatori lancia poi un’idea: «Potremmo valutare insieme al Ministero l’ipotesi di utilizzare una parte di questi soldi per rifondere il risparmiatore ingannato – afferma Tognoni -. Si potrebbe mettere sul piatto una cifra pari al 30% del capitale perso da ciascun investitore, tenendo conto del reddito di ciascuno. Il risarcimento potrebbe essere spalmato in un arco di tre anni, così da infondere nuovamente la fiducia nel risparmiatore e dare credito alla banca. Se così non sarà, la banca per noi è destinata a scomparire e con sé i migliaia di dipendenti oltre che nella disperazione migliaia di famiglie».

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