La stretta del credito alle imprese: -3,4 mld in un anno in Veneto

Credito alle imprese flop: tre miliardi e 400 milioni di euro in meno di impieghi delle banche alle aziende del Veneto, con una contrazione del 3,6% in un solo anno, dal maggio 2015 al maggio 2016. È la misura del credit crunch, la stretta creditizia, che attanaglia le aziende in questa fase economica dominata dalla crisi bancaria italiana, che in Veneto – con i crolli di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca e le difficoltà del credito cooperativo – ha uno dei suoi punti più acuti. La media italiana, calcolata dalla Cgia di Mestre che ha elaborato dati della Banca d’Italia, è del -1,6%, 13,8 miliardi in meno di prestiti, dal maggio 2015 al maggio 2016. Le Marche subiscono la contrazione maggiore (-9,9%, si paga il default di Banca Marche), e il Veneto è la sesta regione per diminuzione degli impieghi.

Credito alle imprese, i numeri della Cgia

«Dopo il Lazio, il Veneto è una delle regioni dove la contrazione dei prestiti bancari è stata più pesante – afferma il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo –. A seguito delle difficoltà incontrate dalla Banca Popolare di Vicenza, da Veneto Banca e da alcune banche di credito cooperativo, nell’ultimo anno la contrazione degli impieghi alle imprese venete è scesa di ben 3,4 miliardi di euro, pari al -3,6% mentre nei vicini Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige il credito alle imprese è ripartito».

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Rischio usura, in Veneto resta basso

Per la Cgia di Mestre la stretta creditizia va ad alimentare il mercato parallelo e illegale del prestito ad usura. Qui però, secondo i calcoli dell’associazione che ha elaborato un indice del rischio usura nel 2015 sulla base di dati di Istat, Banca d’Italia e Infocamere, il rischio in Veneto resta al momento basso. L’indice è calcolato in 80,6 punti, al diciassettesimo posto fra le regioni italiane. Il più basso si registra in Trentino Alto Adige (51,3 punti), mentre il più alto in Campania (157,3 punti). Secondo la Cgia il dato del Veneto è «in deciso aumento» rispetto agli anni passati.

L’indice calcolato dalla Cgia è formato da 8 indicatori regionalizzati che creerebbero situazioni potenzialmente favorevoli alle pratiche di usura. Questi indicatori sono la disoccupazione, i fallimenti, i protesti, i tassi di interesse applicati, le denunce di estorsione e di usura, il numero di sportelli bancari e il rapporto tra sofferenze ed impieghi registrati negli istituti di credito.

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