Scav Vittorio Veneto, la cooperativa partigiana compie 70 anni
L’hanno fondata 11 ex partigiani il 26 giugno 1945: alcuni di loro sono ritratti, nella foto in bianco e nero che correda questo articolo, accanto a uno dei camion lasciati dalle truppe alleate dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Oggi conta 25 dipendenti e ha approvato il suo 70esimo bilancio sociale. È la storia della Scav, Società cooperativa Autotrasporti Vittorio Veneto, una delle tante coop che fiorirono nel Trevigiano dopo la Liberazione, e l’unica a sopravvivere fino ad oggi. Una storia che intreccia imprenditoria e valori di giustizia e libertà, e che sarà al centro di un convegno venerdì 22 aprile alle 18.30 presso il Museo della battaglia di Vittorio Veneto, dove sarà presentata una ricerca condotta da Isrev-Istituto per la Storia della Resistenza del Vittoriese con il sostegno di Legacoop Veneto: “Le cooperative partigiane di autotrasporti del primo dopoguerra. Il caso S.C.A.V”.
Un modo insolito per prepararsi al 25 aprile, quello in programma a Vittorio Veneto. Ad aprire l’incontro, dopo i saluti di Giovanni Napol, assessore alle attività produttive di Vittorio Veneto, sarà Sesa Amici, sottosegretario ai rapporti col parlamento, seguita dal presidente di Legacoop Veneto Adriano Rizzi, dal presidente di Scav Moreno Benedet e da Pier Paolo Brescacin, direttore scientifico dell’Isrev.
«È un onore per me rappresentare una cooperativa con una così peculiare storicità. Arrivare a 70 anni di attività, infatti, non è stato facile, così come non lo è reagire all’attuale periodo di crisi – commenta il presidente della cooperativa Moreno Benedet – la diversificazione dei servizi offerti, la buona organizzazione del lavoro, le tariffe adeguate e il non da ultimo il personale competente e qualificato sono i nostri punti di forza».
Scav, l’unica coop partigiana rimasta in sinistra Piave
Brescacin dell’Isrev approfondisce il contesto storico in cui la cooperativa è nata: «È la sola nella sinistra Piave a essere sopravvissuta indenne alle difficoltà che colpirono aziende analoghe sorte nel dopoguerra, quasi tutte costrette a chiudere alla nascita della nuova Repubblica, per fallimento o per decreto ministeriale, poiché in gravi condizioni economiche». L’alto costo dei carburanti, la penuria dei copertoni e dei pezzi di ricambio e le norme restrittive dettate dal governo militare alleato, furono infatti fattori che al tempo incisero pesantemente sui bilanci delle cooperative.
Il primo dopoguerra fu un periodo duro, come oggi, anche sul fronte della disoccupazione: nel mercato del lavoro di Vittorio Veneto si contavano in quegli anni oltre un migliaio di disoccupati. A questi si aggiungevano gli ex lavoratori Todt, i reduci ex internati provenienti dai campi di concentramento di Germania e del resto d’Europa e i giovanissimi in cerca di una prima occupazione. «Ripercorrere questi sette decenni di storia di Scav fa emergere evidente la forza della cooperativa e la sua capacità di resistere alle congiunture avverse – è il commento di Rizzi –. Ha attraversato momenti duri di crisi ma ha saputo vincerli, grazie ai valori sui quali si fonda la cooperazione, non da ultimo l’intergenerazionalità che ha garantito alla coop energie nuove».