Cattolica, via libera alla fusione con Fata
Il cda di Cattolica ha deliberato ieri il progetto di fusione per incorporazione di Fata Assicurazioni, società acquistata due anni fa da Generali e specializzata nel comparto agricolo e agroalimentare. Inoltre ammette la seconda lista che si è presentata in vista dell’assemblea dei soci che il 16 aprile 2016 voterà il rinnovo degli organi sociali.
Negli ultimi due anni «il processo di integrazione di Fata nel Gruppo ha già portato all’unificazione delle principali funzioni aziendali (amministrazione, finanza e controllo di gestione, rete liquidazione sinistri, risorse umane, organizzazione, funzioni di controllo, IT) e dei sistemi di agenzia e gestione del portafoglio anche attraverso la completa condivisione delle piattaforme informatiche» riferisce la nota della società assicurativa veronese al termine del cda del 5 aprile 2016 guidato dal presidente Paolo Bedoni.
«L’operazione – prosegue il dispaccio – permetterà la valorizzazione del marchio Fata, l’unificazione delle strutture di business, l’accelerazione di un portafoglio prodotti unico ed innovativo e garantirà, inoltre, processi direzionali armonizzati a vantaggio delle reti agenti e dei clienti».
Ora si va avanti con la fusione per incorporazione: unificazione delle strutture di business, accelerazione di un portafoglio prodotti unico ed innovativo e processi direzionali armonizzati, sinergie e riduzione dei costi. L’operazione di fusione sarà sottoposta all’approvazione dell’Autorità Antitrust. Fata assicurazioni è controllata al 100% dalla capogruppo Società Cattolica di Assicurazione.
Cattolica: ammessa seconda lista all’assemblea
Il 16 aprile è convocata l’assemblea dei soci per il rinnovo del cda di Cattolica. Il board uscente presenta una lista per la continuità, mentre ieri il cda ha ammesso la seconda lista, “Cattolica al Centro, sicurezza e dialogo per il domani”, espressione di un gruppo di soci rappresentati dall’avvocato Dario Trevisan. La lista è stata ammessa nonostante una serie di irregolarità, riscontrate da due pareri legali affidati ai professori Marchetti e Cera.
Sono tre i punti in cui la lista «non è conforme a varie prescrizioni di legge e statutarie»: indica un candidato che «non riveste la qualità di socio», indica «un candidato residente in provincia di Vicenza anziché due in difformità dei requisiti di provenienza territoriale previsti dallo statuto» e infine «reca la precisazione per cui “l’elezione degli eventuali residenti nella provincia di Vicenza sarà effettuata tra quelli designati dalla Banca Popolare di Vicenza S.p.A. ai sensi dell’art. 33.3 lett. a) dello Statuto della Società” in difformità dal requisito di legge e statuto per cui un candidato non può far parte di più liste»
Il cda comunque «non ha ritenuto di escludere dalla votazione la predetta lista, fatta salva ovviamente ogni iniziativa che nelle sedi competenti i Soci, aventi i requisiti richiesti, ritenessero di assumere, come pure la sovranità dei Soci per ogni definitiva decisione».