Sciopero ristorazione: le manifestazioni in Veneto
Venerdì 5 febbraio 2016 è stato indetto dai sindacati Cgil Cisl e Uil lo sciopero nazionale del settore della ristorazione collettiva. La protesta ha come obiettivo il ritorno al tavolo di contrattazione con i datori di lavoro – rappresentati da Angem e Aci (Alleanza delle Cooperative) – per arrivare al rinnovo del contratto nazionale del turismo, che da 32 mesi attende di essere rinnovato. Le trattative si sono interrotte il 2 dicembre 2015 quando Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno respinto la proposta delle parti datoriali.
Le manifestazioni in Veneto
In Veneto secondo i sindacati sono 10 mila i lavoratori che incroceranno le braccia bloccando servizi di preparazione e consegna pasti su larga scala destinati a mense aziendali, scuole e ospedali. Ecco le manifestazioni in programma nelle città del Veneto:
– a Mestre presidio con volantinaggio dalle 9,00 alle 13,00 c/o la Piazzetta Coin – Centro Le Barche, con distribuzione di galani e frittelle;
– a Treviso e Belluno presidio con volantinaggio dalle 10,00 alle 12,00 in Piazza Borsa;
– a Padova presidio con volantinaggio dalle ore 9,30 alle 12,00 in Piazza Garibaldi, con distribuzione di galani e frittelle;
– a Rovigo presidio e volantinaggio dalle 9,00 alle 12,00 davanti all’Ospedale Civile;
– a Vicenza presidio con volantinaggio dalle 9,30 alle 12,00 nei due mercati della città;
– a Verona attivo unitario dei delegati dalle 9,30 alle 12,00.
Secondo Maurizia Rizzo, segretario regionale della Fisascat Cisl Veneto, i punti critici della proposta di nuovo contratto sono «i cambi d’appalto, e cioè alle regole (clausole sociali) conquistate negli anni per salvaguardare la continuità occupazionale e il mantenimento delle condizioni contrattuali; l’utilizzo per necessità aziendale dei diritti di chi lavora, come i permessi per riduzione orario di lavoro ed
ex festività; l’attivazione della flessibilità oraria per non riconoscere agli addetti il lavoro supplementare e/o straordinario; la malattia, limitazione dei tre giorni di carenza di malattia solo per tre eventi all’anno, deterrente finalizzato a ridurre l’assenteismo al lavoro; l’indisponibilità ad erogare aumenti economici in linea con i rinnovi contrattuali già siglati nel comparto turistico».
Conclude Maurizia Rizzo: «Insistere su questi istituti contrattuali comporta solo un arretramento delle condizioni di chi lavora e non riconoscere un aumento salariale dignitoso e un avanzamento della normativa sul welfare e sulla partecipazione. Non ci piegheremo alle pesanti richieste di riduzione del costo di lavoro. Chiediamo invece un atto di responsabilità, chiediamo il ripristino del tavolo negoziale con le controparti per rinnovare un contratto che confermi le tutele e i diritti individuali e collettivi in uno dei comparti che continua ad erogare un importante servizio produttivo alla collettività».