Reversibilità, rischio tagli per 15 mila in Veneto
Il taglio delle pensioni di reversibilità potrebbe colpire 15 mila pensionate e pensionati che in Veneto usufruiscono degli assegni di reversibilità. La proposta è contenuta nel disegno di legge del governo in discussione in Parlamento, che prevede una rimodulazione delle modalità di erogazione dell’assegno, che verrebbe nelle intenzioni del governo Renzi calcolato sulla base dell’Isee.
Lo Spi Cgil ha fatto i conti: in Veneto si contano attualmente circa 360mila pensioni di questo tipo, per le quali ogni vedova o vedovo mette in tasca in media 878 euro lordi al mese. La spesa mensile lorda sfiora i 315 milioni di euro, circa un settimo degli oltre 2 miliardi di euro che si spendono in totale ogni mese nel Veneto per pagare il monte pensioni. «Non si può dire che siano tante le vedove e i vedovi “benestanti” – afferma lo Spi Cgil del Veneto – sono un’ottantina nella nostra regione coloro che percepiscono un assegno di reversibilità superiore ai 5 mila euro lordi al mese».
Più colpite le donne
Il disegno di legge secondo lo Spi va a colpire soprattutto gli assegni delle vedove, che sono in numero decisamente superiore rispetto a quelli dei maschi: 317.278 contro 39.252. «Ennesimo sgambetto a una categoria, quella delle pensionate, già abbondantemente penalizzate da un assegno che è mediamente inferiore fra il 30 e il 40% rispetto a quello degli uomini» è il commento.
«Il governo ha giustamente deciso di investire risorse per combattere la povertà – commenta Rita Turati, segretario dello Spi-Cgil del Veneto – Ma, guarda caso, per recuperare tali risorse ha pensato di colpire una categoria non proprio privilegiata, come quella delle vedove e dei vedovi. La cosa davvero assurda, come denunciato dal nostro segretario nazionale Ivan Pedretti, è che si pensa di far uscire la pensione di reversibilità dalla previdenza per entrare nell’assistenza. Con questo piccolo escamotage, sarebbe assoggettata all’Isee che, com’è noto, fa riferimento alla situazione economica familiare e non individuale. Naturalmente le donne sarebbero le più colpite da questo provvedimento e ciò creerebbe una situazione drammatica, dato che spesso le vedove riescono a vivere dignitosamente proprio grazie alla quota di pensione del marito, quando questi viene a mancare. Quindi, per combattere la povertà, il governo intende rendere più povere le vedove e i vedovi. Cose da pazzi».
Turati invita il governo e il ministro Poletti ad «aprire immediatamente un tavolo di confronto su tutte le tematiche che riguardano la previdenza, sempre più sotto attacco da parte di chi per fare cassa non trova altri mezzi che colpire la categoria dei pensionati».