Verona, crisi Fondazione Arena: arriva il prefetto

Il capitolo decisivo sulla crisi della Fondazione lirica di Verona si potrebbe aprire già oggi ma, nel frattempo, non mancano piccoli colpi di scena che mettono a rischio ancora di più il fragile rapporto tra le parti. L’ultimo, in ordine di tempo, è la chiamata in causa di un superpartes Salvatore Mulas, prefetto della città, a garanzia di una contrattazione “chiara” tra personale e vertici della Fondazione, che dovrebbe, appunto, avere inizio nella giornata di mercoledì 10 febbraio 2016.

Francesca Tartarotti

Francesca Tartarotti

È questa la richiesta dei sindacati a fronte della posizione presa dal nuovo direttore del personale, Francesca Tartarotti, entrata in servizio lo scorso 1 febbraio, che li ha riconvocati domani al tavolo della trattativa dopo l’ultimatum lanciato la scorsa settimana. O si pone fine al presidio dei lavoratori, in atto ormai da mesi nella Sala Fagiuoli della Fondazione, ponendo le basi per un accordo su un nuovo contratto integrativo che abroghi le precedenti indennità non più sostenibili e sul personale, oppure l’unica alternativa sarà ricorrere alla Legge Bray e all’ingente piano di tagli che prevede la norma per la concessione di fondi straordinari alle fondazioni liriche e sinfoniche in difficoltà.

Legge Bray, la paura dei sindacati

Sui dipendenti della Fondazione pende dunque, come una spada di Damocle, lo spettro della legge che prende nome dall’ex ministro alla cultura del governo Letta, varata per salvare e rilanciare gli enti lirici in crisi di liquidità e che prevede un finanziamento pubblico straordinario a fronte di un programma triennale che riduca i costi, passando anche per un taglio fino al 50% del personale tecnico e amministrativo (poiché avvantaggiato nel trattamento pensionistico come stabilito dalla Legge Fornero).

«La legge Bray può essere un’opportunità, ma qui il rischio è che venga usata come una clava» è il pensiero di Paolo Seghi, della Cgil, a cui fa eco Dario Carbone, della Fials: «Altri teatri, come il San Carlo di Napoli si sono salvati con la Legge Bray ma facendo pochissimi sacrifici, in questo sarà una macelleria sociale». Nel caso in cui venga avviata la procedura per la richiesta dei finanziamenti di Stato, infatti, i lavoratori sanno già a cosa andranno incontro.

La spending review

Un piano triennale di rilancio per la Fondazione, valido per accedere alla Legge Bray, è già stato recapitato al tavolo del ministro alla cultura Dario Franceschini, completo di obiettivi e strategie che Tartarotti, aveva preventivamente illustrato alle rappresentanze sindacali già la scorsa settimana. Gli interventi del neo direttore mirano a un risparmio di 5 milioni di euro sul costo complessivo del personale che, dagli attuali 21,5 milioni, dovrà scendere a 16,5. Condizione necessaria, la riduzione della Pianta organica che, da 283 dipendenti registrati a fine 2015, dovrà scendere a 202, con un taglio di 81 unità. La spending review, però, riguarda anche la dirigenza, sovrintendente e direttore artistico compresi, la cui retribuzione sarà ridotta del 20% fino al pareggio di bilancio, mentre è sempre più probabile l’ipotesi di esternalizzare, oltre al corpo di ballo, anche una serie di servizi tra cui marketing, biglietteria, ufficio paghe e portierato.

Camilla Pisani

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