Padova, la Fiera a rischio fallimento

Dead man walking. La Fiera di Padova boccheggia, annaspa, rischia il fallimento. Nell’attesa (pia speranza? utopia?) di un rilancio, magari allargando il parterre di soci pubblici o privati, i numeri sono impietosi. Ed è Davide Dattino in un pezzo sul CorVeneto a segnalare l’elettroencefalogramma quasi piatto ormai. Un qualcosa che in città si dice sempre un po’ a mezza bocca, ma con numeri che sono impietosi. In quattro anni il fatturato aziendale si è più che dimezzato, passando da 15 a 7 milioni di euro, e sempre dal 2012 ogni bilancio è stato chiuso in perdita. L’ultimo, il 2015, fa segnare un -2,9 milioni di euro che fa pensare, più che ad un ente vitale, ad una situazione vicina al fallimento.

L’assetto aziendale

Ottanta-venti. Questi i numeri che fotografano la situazione della Fiera di Padova: da un lato la maggioranza delle quote in mano a GlEvents, gruppo transalpino che la gestisce dal 2005 (e con in mano un contratto, sulla carta, fino al 2035), dall’altro Fiera Immobiliare Spa, ovvero Comune, Camera di Commercio e Provincia. I tre enti che stanno provando a trovare un’alternativa alla gestione francese e a rapporti da tempo deteriorati. La sensazione è che il tempo massimo sia già stato ben oltrepassato. La Fiera di Padova perde pezzi (verso altri più attraenti lidi, vedi Verona), perde quel (poco) di appeal che aveva, con una situazione che non potrà evidentemente andare avanti così per troppo tempo.

Nel frattempo, guardando il fiume scorrere, si rischia di vedere passare un cadavere eccellente: quello del Centro Congressi, un cantiere aggiudicato un anno e mezzo fa. Diciotto mesi in cui non si è mossa foglia: una partita che è (stata) anche elettorale, con il sindaco Bitonci che si è molto speso per assicurarne la costruzione, in tempi non biblici, per segnare una differenza da quanto non fatto dalla precedente amministrazione. Al momento, come si direbbe nel calcio, risultato ad occhiali: zero a zero.

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