Regione, Corte dei Conti boccia bilancio 2014
La Corte dei Conti boccia il bilancio della Regione Veneto: ieri nella sua requisitoria il Procuratore Regionale, Carmine Scarano, ha emesso un giudizio di solo parziale parifica del rendiconto dell’esercizio 2014. È la prima volta che accade: la magistratura contabile parla di operazioni che creano un «indebitamento occulto». La Regione invierà alla Corte un documento con dettagliate controdeduzioni, e se queste saranno rigettate annuncia ricordo alle Sezioni Riunite. Ecco i principali rilievi che muove la Corte dei Conti alla Regione e le repliche della giunta Zaia.
Partite di giro irregolari
La Corte dei Conti. I rilievi della Corte riguardano la possibilità che una non corretta imputazione di poste contabili all’interno delle partite di giro potrebbe violare i principi di attendibilità e di veridicità di bilancio, e inoltre alterare gli indicatori per la verifica del patto di stabilità. Le poste contestate riguardano fra le altre cose le “emergenze” legate alla costruzione del Passante di Mestre e all’alluvione del 2010.
La Regione Veneto. Così la replica: «La Regione ritiene di essersi comportata correttamente, avendo evitato di portare direttamente all’interno del proprio bilancio entrate e uscite che riguardano gestioni commissariali riguardanti, tra le altre, anche i contributi per il superamento dell’emergenza alluvione del 2010 e gli interventi per fronteggiare i problemi di traffico e mobilità a Mestre, ossia gestioni che richiedono contabilità speciali e non ordinarie, perché almeno in origine nate come emanazioni statali e non regionali».
Indebitamento occulto
La Corte dei Conti. Si contestano due operazioni finanziarie, di leasing e provvista, attivate da Sistemi Territoriali spa e da Veneto Sviluppo spa, società controllate dalla Regione. Per i magistrati contabili queste tali azioni avrebbero dovuto essere considerate come indebitamento regionale, contribuendo a determinare il limite complessivo di indebitamento previsto dalla normativa. Invece sono rimaste fuori.
La Regione del Veneto. Le operazioni sarebbero state «debitamente autorizzate da appositi articoli di leggi finanziarie regionali». Nello specifico «l’operazione di Sistemi Territoriali di acquisto di treni è un’operazione di leasing contratta nel 2010, allorché, in base alla normativa allora vigente (legge 350/2003, art. 3 comma 17), tali interventi non venivano classificati come operazioni di indebitamento per il comparto della pubblica amministrazione». Poi «il finanziamento BEI alla Veneto Sviluppo è un’operazione di indebitamento contratta dalla finanziaria regionale e garantita da un pool di banche e non dalla Regione. Il contributo regionale è corrisposto a Veneto Sviluppo, sempre su esplicita autorizzazione del Consiglio regionale, solo a titolo di riduzione degli interessi, senza nessun contributo al rimborso in conto capitale».
Fondi europei
La Corte dei Conti contesta la gestione da parte della Regione Veneto della gestione dei fondi dell’Unione Europea. Le critiche riguardano il mancato rispetto del vincolo di destinazione delle somme ed il manato controllo della partita contabile.
La Regione Veneto su questo punto afferma che «le criticità sulla base delle quali è stato deciso il diniego siano in realtà situazioni su cui la Regione sta già lavorando e trattasi di adeguamenti a semplici prescrizioni operative che non giustificano l’assunzione di una decisione così grave».
Società partecipate
La Corte dei Conti traccia un quadro a tinte fosche della gestione delle società partecipate della Regione Veneto: i rilievi riguardano Veneto Nanotech (messa in liquidazione a luglio dopo il fallimento dell’aumento di capitale), la Rocca di Monselice, le Terme di Recoaro, Veneto Innovazione a Veneto Sviluppo. Nella relazione si parla di finalità sociali disattese, mancata programmazione e trasparenza, gravami sul bilancio regionale.
La Regione Veneto si difende spiegando che sta lavorando alla dismissione delle partecipate non strategiche, ma l’operazione è complessa e richiede tempi lunghi.