Addio a Giuseppe Bortolussi

Una lunga malattia non gli ha impedito di rimanere fino all’ultimo il re dei numeri, l’uomo dei dati, la voce di pretende di sapere quanto costano, come vengono spese, in che modo vengono sprecate le nostre tasse. Giuseppe Bortolussi, 66 anni, segretario della CGIA di Mestre, è morto alle 22.20 di sabato 4 luglio 2015.

Giusto il giorno prima la sua ultima dichiarazione, legata alla diffusione di nuovi dati dedicati alla “stangata per i Tir“. Un tipico esempio del “metodo CGIA” brevettato da Bortolussi: raccontare la vita quotidiana di chi lavora e produce, la vita di chiunque, e metterla in relazione con il sistema del fisco e le scelte di governa e amministra la cosa pubblica. Dimostrare che dalle scelte dei secondi dipende la qualità della vita dei primi. Riavvicinare, insomma, due mondi spesso dolosamente tenuti distanti.

La battaglia contro la minimum tax

La prima grande battaglia di Bortolussi sul piano nazionale è quella contro la minimum tax, iniziata nel 1993 e conclusasi con la vittoria nel 1994, quando Giulio Tremonti, allora ministro delle Finanze, cancellò l’imposta, per la gioia dei lavoratori autonomi. «Già nel 1992 – raccontava Bortolussi in un’intervista a Stefano Lorenzetto su Panorama – dimostrai che un idraulico pagava più tasse delle società di capitali, il 60 per cento delle quali dichiarava addirittura reddito zero. La svolta avvenne con la battaglia contro la minimum tax. Bloccai Giulio Tremonti negli studi di Milano, Italia, la trasmissione condotta da Gianni Riotta, per spiegargli che era ingiusta. “Non le credo” mi liquidò. Lo rincorsi fino in strada e, alla luce di un lampione, gli squadernai i dati su artigiani e commercianti. “Venga domani nel mio studio di via Crocifisso a Milano” concluse. Mi dedicò l’intera mattinata. E mi fece una promessa: “Se divento ministro, te la tolgo ’sta minimum tax”».

Il successo del “metodo Bortolussi”

L’affermazione di Bortolussi sulla scena pubblica è l’affermazione di un metodo. Lasciare spazio all’incontestabilità dei numeri, seguire i temi caldi della cronaca, costruire una struttura di comunicazione efficace. Un metodo figlio dell’esperienza giovanile di pratica nello studio dell’avvocato Antonucci di Dolo. Nel tempo, come ricorda Lorenzetto, Bortolussi aveva codificato il “metodo” in quattro regole: 1) Di norma i luoghi comuni risultano sempre falsi. 2) Qualunque sia il problema, la soluzione è stata già scritta, ma nessuno l’ha letta. 3) Se la soluzione non è stata già scritta, di sicuro c’è chi l’ha già trovata, ma nessuno gliel’ha chiesta. 4) Qualunque indagine va controllata almeno cinque volte.

L’esperienza politica

Assessore nel 1996 al Commercio, turismo e sport del Comune di Venezia nella seconda giunta Cacciari, dal maggio 2005 al 28 marzo 2010 Bortolussi è stato assessore esterno alle Attività produttive del Comune di Venezia nella terza giunta Cacciari. Nel 2010 è consigliere regionale, dopo la sconfitta della coalizione di centrosinistra – per la quale era candidato governatore – contro il centrodestra guidato da Luca Zaia.

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