Caro tariffe per rifiuti e acqua in Veneto
Un albergo di mille metri quadrati in Veneto, nel 2014, paga 4.098 euro (+1,7% sul 2013) all’anno per il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani; un parrucchiere con superficie di 70 mq 377 euro (+1,5%); un ristorante di 180 mq 3.941 euro (-5,9%); un’industria di 3mila mq 9.708 euro (+6,2%). A tanto ammonta la spesa media – cresciuta nel 2014 rispetto al 2013 ad eccezione dei ristoranti – degli utenti-contribuenti TARI in Veneto.
In crescita anche il servizio idrico integrato: un albergo spende 17.824 euro all’anno (+9,3%); un parrucchiere 842 euro (+7,6%); un ristorante 3.979 euro (+8,8%); un’industria alimentare 6.839 (+8,7%). Il quadro regionale emerge dalla presentazione dei risultati dell’Osservatorio Regionale sulle Tariffe (TASP Veneto).
Tariffe di acqua e rifiuti in Veneto: tutti i dati online
Realizzato da Unioncamere Veneto, in collaborazione con REF Ricerche, l’Osservatorio mette a disposizione i dati sull’andamento delle tariffe dei rifiuti solidi urbani e dell’acqua potabile praticate alle famiglie ed alle imprese sul territorio veneto, attraverso il portale http://veneto.repertoriotariffe.it (accessibile liberamente oggi e per qualche giorno, poi solo attraverso credenziali da richiedere a Unioncamere Veneto). Il portale rende consultabile il repertorio delle tariffe e degli atti ufficiali dei servizi pubblici locali del Veneto, uno strumento di trasparenza e pubblicità delle tariffe dei servizi praticate alle utenze finali. Selezionando un Comune e il servizio d’interesse si può effettuare la simulazione della spesa sostenuta da un’impresa e consultare le articolazioni tariffarie, le delibere di approvazione delle tariffe e i regolamenti del servizio dei Comuni del Veneto con più di 10 abitanti.
Rifiuti urbani: Venezia la più cara in Veneto
Per quanto riguarda le tariffe dei rifiuti solidi urbani (rsu), a Venezia si spende il doppio della media nazionale, tutte le altre province venete sono al di sotto di quella media; Padova (94% della media nazionale) e Vicenza (92%) sono le più care. A Treviso il servizio peggiore (da 10 a 100, il valore è stimato in 29) seguita da Rovigo (39 su 100), mentre Venezia e Padova hanno il servizio giudicato migliore con un punteggio di 75. Nel caso di Treviso pesa negativamente la quota di popolazione connessa alla depurazione e nel caso di Rovigo la percentuale di perdite, superiore alla media italiana.
Acqua: a Belluno il servizio peggiore in Veneto
Passando alle tariffe dell’acqua, la spesa più alta in Veneto si ha a Rovigo (147% della media nazionale) e a Vicenza (103%), mentre l’acqua più conveniente in media è a Verona (69% della tariffa media nazionale). La qualità del servizio idrico, secondo lo studio dell’Osservatorio regionale sulle tariffe del Veneto, è peggiore a Belluno (punteggio 48) e a Venezia (50), migliore a Verona (84) e a Vicenza (70). Sulla qualità commerciale incidono per Belluno il tempo di attesa medio agli sportelli e i tempi di esecuzione dell’allacciamento, mentre a Venezia il tempo di attesa medio agli sportelli e il tempo massimo di prima risposta a quesiti e richieste di informazioni scritte.
L’andamento della spesa nel biennio 2012-2014 mostra incrementi mediamente contenuti e comunque trasversali alle diverse categorie. Ciò perché in Veneto la maggior parte dei Comuni aveva già adottato la TIA e aveva recepito il principio comunitario “chi inquina paga”. L’introduzione della TARI non sembra aver stravolto la distribuzione del carico sulle diverse utenze. L’impatto è stato invece assai più dirompente per alcuni Comuni, ancora in regime TARSU, quali Pescantina e Sona (Verona), dove l’incremento della spesa ha raggiunto per le attività a maggior producibilità di rifiuto elevata, come il ristorante, livelli significativi.
In ragione degli investimenti infrastrutturali che il settore idrico richiede, le variazioni nell’ultimo biennio sono rilevanti. Ad un incremento medio di circa il 9% tra il 2012 e il 2013, si sommano gli adeguamenti approvati con il Metodo Tariffario Idrico: quasi 5% nel 2014 e un ulteriore 6.5% nel 2015, valori medi che ovviamente nascondono alcune differenze territoriali.