Rischio sismico: gli ingegneri propongono alla Regione screening edifici
La terra continua a tremare. Dalla fine di aprile ad oggi, tutta la Penisola dal Nord a Sud ha tremato più volte.
Il 19 aprile una scossa di magnitudo 3.6 della Scala Richter è stata avvertita nelle Eolie e di magnitudo 3.1 nella Marsica; l’11 maggio in provincia di Cuneo si è verificata una scossa, più lieve, di magnitudo 1.3; il 12 maggio, alle 4.02 una scossa con epicentro a Montebelluna di magnitudo 3.5 è stata avvertita in tutto il trevigiano sino a Mestre. I comuni dove la scossa è stata avvertita maggiormente sono quelli dell’Altamarca: Cornuda, Crocetta del Montello, Farra di Soligo, Follina, Miane, Montebelluna, Moriago della Battaglia, Pederobba, Sernaglia della Battaglia, Valdobbiadene e Vidor. Il terremoto è stato il più forte negli ultimi trent’anni anni, ma considerato in linea con i movimenti sismici che periodicamente si replicano sulla faglia del Montello.
A fronte di tutto questo, è comprensibile parlare di “allarme sicurezza”, così come è necessario eseguire una analisi del territorio in materia di rischio sismico, e di prevenzione antisismica.
«Come ingegneri abbiamo più volte constatato come non sia il terremoto, l’evento sismico in sé, la prima causa di mortalità – spiega Gian Pietro Napol, presidente della Federazione degli Ordini degli Ingegneri del Veneto (Foiv) – ma i crolli dovuti ad edifici costruiti senza adeguata attenzione ai criteri di prevenzione antisismica. “Prevenzione” dunque è per noi la parola chiave, che significa primariamente condurre una analisi accurata dei territori nei quali si andrà ad edificare; significa altresì progettare e costruire seguendo i criteri antisismici, e tenendo conto delle diverse criticità; significa costruire impiegando materiali idonei e di qualità. Solo con una attenta analisi, con l’applicazione delle normative antisismiche, e con l’utilizzo di materiali di qualità è possibile fare prevenzione intelligente ed efficace. Come categoria ci sentiamo impegnati in prima persona in questo senso. Per questo abbiamo proposto alla Regione e alle associazioni di categoria (Unindustria, ANCE, Confartigianato) uno screening delle condizioni degli edifici esistenti, propedeutico alla valutazione della vulnerabilità sismica e alla definizione degli interventi da realizzare per la mitigazione del rischio».
Veneto: ecco le zone più a rischio
«Premesso che tutto il territorio italiano, e quindi anche il Veneto è sismico, ci sono zone con pericolosità sismica maggiori di altre – spiega Napol –. Mi riferisco in modo particolare a tutta la fascia pedemontana veneta che dal Cansiglio arriva fino all’alto vicentino e al veronese. Queste zone, se non lo erano già prima, sono state dichiarate sismiche di seconda categoria (il più alto grado della Regione Veneto fin dal 1982). A partire da tale data siamo pertanto in presenza di un patrimonio edilizio costruito con criteri antisismici. Nella restante parte del territorio regionale si è seguitato a costruire con le solite modalità fino all’entrata in vigore della nuova zonizzazione sismica e all’emanazione delle nuove norme tecniche per le costruzioni del 2008».
Le maggiori criticità
«La grossa criticità – sottolinea il presidente degli ingegneri veneti – è costituita dagli edifici e dalle infrastrutture del nostro enorme patrimonio storico- artistico che, a causa della vetustà dei materiali, ha perso buona parte delle caratteristiche di resistenza ed è, quindi, particolamente vulnerabile nel caso di evento sismico. Servirebbero incentivi fiscali da parte dello stato affinchè i proprietari di questi immobili possano farsi carico di una prima verifica di vulnerabilità sismica , in modo tale da riscontrare eventuali criticità particolarmente rilevanti ai fini della sicurezza e della salvaguardia della vita».