Assistenti sociali: "A Rovigo la crisi è più pesante"
A Rovigo la crisi è più pesante che nel resto del Veneto, ma le amministrazioni rischiano di non sfruttare appieno, e al meglio, una professione cui la legge affida compiti precisi e che avrebbe molto da dare per rinsaldare il tessuto sociale. Questo l’allarme al centro dell’assemblea aperta indetta dall’Ordine Regionale degli Assistenti Sociali sabato 18 aprile 2015, dalle 9.30 alle 13, presso l’Hotel Europa di via Porta Po 92 a Rovigo. Per la quinta volta dal 2014, infatti, il Consiglio Regionale dell’Ordine incontra gli iscritti sul loro territorio di lavoro, con l’obiettivo di informare sul proprio operato e sulle novità che riguardano la professione, ma soprattutto con l’intento di dare ascolto alle istanze e alle preoccupazioni dei colleghi.
«Nella provincia di Rovigo – sottolinea Arianna Biscuola, consigliere dell’Ordine Regionale che opera nel territorio polesano – il tasso di disoccupazione è del 9,3%, contro una media veneta del 7,5% e nazionale del 12,7%; la disoccupazione giovanile (dai 15 ai 24 anni) è del 33%, mentre la media veneta è del 23% e a livello nazionale il 40% (dati Istat 2014)». Dati che dovrebbero indurre le amministrazioni a puntare appieno sulle risorse professionali e sul contributo che gli assistenti sociali possono dare all’interno dei servizi per contrastare marginalità, disagio e situazioni problematiche sotto i diversi punti di vista. «Invece – prosegue Biscuola – nella nostra provincia, molti amministratori locali non vedono la figura dell’assistente sociale come una risorsa, ma solo come un onere economico».
Sul territorio, che conta due ULSS (18 e 19) e 50 comuni, si contano complessivamente 79 assistenti sociali attivi presso le strutture locali. «Nelle due ULSS – racconta ancora Biscuola – non c’è alcun coordinamento delle professioniste e dei professionisti dei vari settori. Lo stesso vale per i Comuni. Nell’area della ULSS 18, nel 2014 per buona volontà di tutti i colleghi è stato portato a termine un corso di autoformazione cui ha partecipato circa l’80% degli assistenti sociali, il cui scopo era presentare reciprocamente i propri servizi per costruire buone pratiche lavorative tra gli stessi. Pare che siano solo gli assistenti sociali a comprendere che lavorare in sinergia creando nuove prassi e pratiche virtuose, in un contesto di risorse scarse, rappresenti un’opportunità per mettere insieme competenze professionali e per l’ideazione di progetti a favore della comunità locale».
All’incontro interverrà anche il presidente del Consiglio regionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali del Veneto Vittorio Zanon: «La nostra professione – sottolinea Zanon –sta cambiando e anche il senso di appartenenza e la professionalità dei colleghi sono in crescita. Troppo spesso il nostro Ordine è stato attaccato e rappresentato ingiustamente come una lobby o un ente inutile. È invece necessario ricordare che mentre i nostri costi sono interamente a carico dei professionisti iscritti, l’Ordine svolge una fondamentale funzione di garanzia della qualità professionale degli iscritti (attraverso esami di stato per abilitazione, funzione disciplinare, formazione continua)». Ma soprattutto, rimarca Zanon, gli stessi assistenti sociali sono a fianco di chi ha bisogno quotidianamente: «Nonostante questo veniamo a volte percepiti come oppressori, mentre in realtà siamo noi più spesso oppressi e inermi per le condizioni organizzative dei servizi, per la riduzione delle risorse, per l’aumento delle richieste di aiuto e della complessità dei bisogni». Secondo Zanon, «da questa situazione si può uscire aprendo spazi di dialogo, allargando e rinforzando le collaborazioni tra servizi, responsabilizzando le persone e promuovendo la partecipazione attiva delle comunità locali. Dando così voce a chi non ne ha».