Finanziamenti regionali dimezzati per i centri antiviolenza
L’Ordine degli Assistenti Sociali del Veneto esprime preoccupazione per la decisione della Regione di dimezzare le risorse per i Centri Antiviolenza, poli della rete regionale per la prevenzione e il contrasto della violenza sulle donne. «È una scelta incoerente e pericolosa – sottolinea Vittorio Zanon, presidente dell’Ordine degli Assistenti Sociali del Veneto – perché dopo l’approvazione della legge regionale 5/2013 ci aspettavamo un atteggiamento diverso e maggiore sensibilità. L’Ordine degli Assistenti Sociali del Veneto chiede con forza di rivedere questa decisione».
Lo scorso anno, in occasione del varo della normativa regionale, lo stanziamento per la rete dei Centri Antiviolenza era stato di 400 milioni di euro; ora gli stessi Centri denunciano il dimezzamento a 200 milioni dei fondi in bilancio regionale destinati ai servizi che proprio la Regione aveva individuato come primi interlocutori per le donne sottoposte a situazione di grave pregiudizio.
In Veneto, secondo gli ultimi dati regionali aggiornati al 20 giugno 2014 sono censiti 13 Centri Antiviolenza come pure 9 Case rifugio e 12 Case rifugio di secondo livello. In tutto, 2 strutture nella provincia di Belluno, 8 a Padova, 2 a Rovigo, 2 a Treviso, 7 a Venezia, 10 a Vicenza e 3 a Verona. Nel solo 2013 sono 1.269 le donne che si sono rivolte ai Centri Antiviolenza del Veneto, mentre in Regione si sono verificati 4 casi di femminicidio e la stessa rete regionale registra un aumento delle aggressioni e delle violenze non solo fra le mura domestiche, ma anche nei luoghi di lavoro.
«Ancora una volta – dice Vittorio Zanon – la politica sceglie di abbassare gli standard di assistenza ai propri cittadini: senza un’apparente motivazione, si tolgono risorse a servizi importantissimi. Come professionisti che quotidianamente incontrano le difficoltà e le sofferenze delle persone, non possiamo far passare sotto silenzio questi tagli».
La violenza sulle donne, rimarca Zanon, è grave anche per le sue conseguenze familiari: «Quasi sempre la violenza ai danni delle donne porta con sé un corollario di grave violenza nei confronti dei figli, che assistono ad aggressività e soprusi e che porteranno sulla loro pelle segni visibili e invisibili di una vita familiare contrassegnata dalla paura e, nei casi peggiori, scandita da violenze».
Infine la decisione della Regione Veneto, aggiunge Zanon, è particolarmente intempestiva perché avviene proprio alla vigilia dell’entrata in vigore, il 1 agosto 2014, della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica che prevede «adeguate risorse finanziarie e umane per la corretta applicazione delle politiche integrate, misure e programmi per prevenire e combattere tutte le forme di violenza».