Cure termali: Confindustria vuole il modello Emilia

Una forma di “perequazione” dei tetti di spesa alle aziende alberghiere che erogano cure termali, ovvero criteri condivisi di “compensazione” che consentano alle strutture termali che hanno superato l’erogazione di cure rispetto al tetto stabilito, di utilizzare il budget “residuo” di quelle che invece non lo hanno raggiunto. E l’esclusione dal tetto di spesa per le prestazioni verso gli ospiti da altre regioni, per i quali la Regione non paga la cura ma anticipa il rimborso (recuperandolo poi dalle Regioni di provenienza).

È la proposta che la Sezione Terme e Turismo di Confindustria Padova ha consegnato alla Quinta Commissione del Consiglio regionale, a seguito della positiva apertura e del dialogo entrato nel vivo nell’audizione del 26 giugno. Una soluzione che ha il pregio di conseguire più di un obiettivo, in quanto preserva e realizza gli obiettivi di contenimento di spesa sanitaria fissati dalla Regione del Veneto, e al tempo stesso valorizza l’imprenditorialità degli albergatori termali e l’impegno ad attrarre nuovi ospiti. Con beneficio non solo delle singole aziende, ma dell’intero indotto termale, oltre ai risparmi di spesa pubblica. Un modello, per giunta, già adottato con successo in altre regioni, come l’Emilia Romagna e la Campania. Non a caso quelle che, insieme al Veneto, sono le prime tre regioni in Italia per prestazioni sanitarie termali erogate, raggiungendo da sole quasi il 70% del budget nazionale.

Giulia Zanettin

Giulia Zanettin

«Accogliamo con soddisfazione la mozione del Consiglio regionale per la revoca della delibera sul tetto di spesa e diamo atto alla Quinta Commissione della volontà di trovare una soluzione condivisa – dichiara Giulia Zanettin, vice presidente Sezione Terme e Turismo di Confindustria Padova -. In questo senso ci siamo messi a disposizione e oggi suggeriamo un percorso concreto. La soluzione che proponiamo ha innanzitutto il merito di non costare alla Regione un solo euro in più di budget sanitario. Chiediamo infatti di intervenire sui meccanismi di applicazione e non sull’esistenza di un tetto di spesa».

La delibera regionale, partendo da un tetto di spesa stabilito per Azienda ULSS, lo ripartisce per singola struttura termale in base alla spesa lorda del 2012. Significa che a inizio d’anno (ma l’importo viene comunicato in corso) ogni struttura sa di non poter superare un certo numero di ospiti per le cure termali. «Ciò porta al paradosso – spiega Zanettin – per cui chi, virtuosamente, riesce ad essere competitivo e ad attrarre più ospiti rispetto al tetto assegnato deve rifiutarli, con grave danno per l’albergo e l’indotto e incertezza per il futuro, mentre ci saranno altre strutture che non raggiungono il tetto, senza che nessuno possa beneficiare del budget inutilizzato. Da qui la nostra proposta di criteri compensativi, già adottati nelle regioni nostre maggiori competitor in Italia. Tutto ciò non determinerà alcun aumento di spesa per la Regione, che potrà attenersi agli obiettivi di spending review, mentre premierà l’imprenditorialità degli operatori».

Il secondo punto fondamentale della proposta riguarda l’esclusione dal tetto di spesa delle cure per gli ospiti provenienti da altre regioni, che rappresentano circa il 70% delle prestazioni erogate. «Fissando un tetto anche per queste cure si danneggia la grande competitività che le nostre strutture si sono conquistate con investimenti e sacrifici, col rischio di rinunciare a quella ricchezza che gli ospiti da altre regioni portano ogni anno nel bacino Euganeo. Chiediamo che il tetto riguardi solo le prestazioni verso i cittadini veneti».

«Siamo pronti a proseguire il dialogo con le istituzioni – conclude Giulia Zanettin – e a entrare nel merito tecnico della proposta. Contiamo però di avere risposte rapide e concrete, perciò chiediamo l’immediata apertura di un tavolo tecnico con la Regione. La stagione termale e turistica è in pieno corso e non possiamo permetterci altre incertezze».

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