Il Mose sommerge la politica veneta

Trentacinque arresti (di cui 10 ai domiciliari), un centinaio di indagati, accuse di corruzione, concussione, riciclaggio, frode fiscale, finanziamento illecito di partiti. Un nuovo scandalo tangenti travolge il Mose.

Galan, Orsoni, Sartori, Chisso: tanti i nomi eccellenti coinvolti

E nell’inchiesta delle Fiamme gialle, coordinate dalla procura di Venezia, finiscono nomi eccellenti come il sindaco Giorgio Orsoni, l’assessore regionale alle Infrastrutture Renato Chisso, il consigliere regionale pd Giampietro Marchese, il presidente del Coveco Franco Morbiolo, il generale in pensione della Gdf Emilio Spaziante, l’amministratore della Palladio Finanziaria Roberto Meneguzzo, l’europarlamentare uscente Lia Sartori. Richiesta di arresto anche per il senatore di FI Giancarlo Galan, ex governatore del Veneto: gli atti dovranno essere trasmessi a palazzo Madama. Eseguiti sequestri di beni tra Veneto, Lazio, Lombardia ed Emilia Romagna per 40 milioni di euro, soldi che arrivano da frodi extracontabili di societa’ facenti capo al Consorzio Venezia Nuova, il consorzio che sovrintende i lavori del Mose. L’indagine della Gdf, partita tre anni fa, lo scorso anno aveva gia’ portato al fermo prima di Piergiorgio Baita, gia’ top manager della Mantovani, colosso padovano nel campo delle costruzioni, e poi di Giovanni Mazzacurati, l’ingegnere “padre” del Mose, allora da poco dimessosi dai vertici del Cvn e accusato di turbativa d’asta in relazione ad un presunto appalto “pilotato” del 2011 per lavori portuali a Venezia.

L’ordinanza del gip: “stipendi” ai politici

Dall’ordinanza del gip Alberto Scaramuzza, lunga piu’ di 700 pagine, emerge come gli investigatori avrebbero accertato il versamento di veri e propri stipendi dalle societa’ connesse al Cvn a politici e funzionari per “oliare” la macchina del Mose: per Galan, oggi deputato di FI, si parla di una corresponsione annua di circa un milione di euro mentre tra i 200 e i 250mila euro annui sarebbero stati girati all’assessore Chisso. Nell’ordinanza si legge anche di uno stipendio versato a un magistrato della Corte dei Conti, Vittorio Giuseppone, stipendio “lievitato” fino a 600mila euro l’anno. Di “sistema radicato” ha parlato il procuratore capo di Venezia Luigi Delpino, assicurando con Nordio che “la procura di Venezia non ha nessuna intenzione di interferire nei lavori per la realizzazione del Mose”.

Orsoni e Galan si dichiarano estranei

Due degli indagati piu’ noti hanno immediatamente professato la propria innocenza: la difesa del sindaco Orsoni, sicura del “tempestivo chiarimento” della posizione del proprio assistito, ha liquidato “le circostanze contestate nel provvedimento” come “poco credibili” mentre Galan si e’ dichiarato “totalmente estraneo alle accuse” che gli sono state mosse, “accuse che si appalesano del tutto generiche e inverosimili”. Inevitabili le polemiche ma su un punto quasi tutti sembrano essere d’accordo: i lavori devono andare avanti.

Le reazioni della politica nazionale

Per il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, “le responsabilita’ dei singoli, se acclarate vanno punite con severita'” ma le eventuali colpe di gestioni passate “non devono compromettere l’ultimazione dell’opera”. Sulla stessa lunghezza d’onda il ministro dell’Interno, Angelino Alfano: “E’ una situazione nella quale si ripropone uno schema: vanno bloccati i ladri ma non le opere”. “Il Mose va completato o sara’ come aver buttato in acqua quattro miliardi”, ha rincarato la dose il presidente del Veneto, Luca Zaia. “Mi auguro che i magistrati abbiano agito con tutte le tutele del caso, visto che siamo anche alla vigilia di importanti ballottaggi”, ha detto il consigliere politico di Fi Giovanni Toti. “Non penso sia un’inchiesta a orologeria – ha sottolineato il segretario federale della Lega, Matteo Salvini – perche’ quando si arrestano 35 persone ci saranno elementi certi. Gli appetiti non si fermano mai”. “Larghe intese in manette”, il caustico titolo che il blog di Grillo dedica all’inchiesta ma la posizione ufficiale del M5S viene espressa dal vicepresidente alla Camera, Luigi Di Maio: “su quell’opera abbiamo sempre mostrato preoccupazioni in merito ad utilita’ e meccanismi d’appalti. Come per l’Expo e la Tav. Cos’altro devono fare questi partiti per non meritare piu’ il voto dei cittadini italiani?”.

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