Veneto seconda regione italiana per benessere

Un Veneto a luci ed ombre: competitivo sul fronte economico e del benessere materiale, costretto a inseguire le altre regioni d’Italia per istruzione e sicurezza. Questa, in estrema sintesi, la geografia del benessere delle regioni italiane stilata dal rapporto “Oltre il Pil 2013”, presentato oggi a Venezia presso la sede di San Giobbe dell’Università Ca’ Foscari da Unioncamere Veneto e Camera di Commercio di Venezia in collaborazione con l‘Ateneo veneziano. Ospite d’onore il premio Nobel per l’Economia (1998) Amartya Sen, anima del convegno a lui intitolato “Amartya Sen tra Economia, Filosofia, Politica e Storia”.

«Il Pil è un indicatore imperfetto perché non misura la reale qualità della vita di una popolazione. Il concetto va superato, per questo sono molto favorevole al progetto “Oltre il Pil” – ha sottolineato il Nobel indiano Amartya Sen –. Non dico che il Pil sia trascurabile, ma bisogna analizzarlo in maniera più ampia. Negli ultimi decenni si sono invece trascurati alcuni parametri e il modo in cui l’Unione europea ha trattato il Pil ha portato a crescente disoccupazione, povertà, calo di competitività e giovani che si sentono svalutati. Un punto percentuale di crescita del Pil, ad esempio, ha significati diversi da un Paese all’altro: in Italia un +1% viene accolto con entusiasmo, ma questo non accade in Paesi meno sviluppati. Per avere come obiettivo l’uguaglianza dobbiamo andare oltre il Pil».

Sulla base dell’indice sintetico di benessere, elaborato dal gruppo di lavoro “Oltre il Pil”, il Veneto (0,68) è secondo solo al Trentino Alto Adige (0,82), che guida le regioni italiane, e di poco superiore a due realtà del Centro Italia (Marche e Toscana) che seguono con lo 0,645 e 0,643. Altre sette regioni del Centro-Nord (Valle d’Aosta, Lombardia, Emilia Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Umbria e Piemonte) si collocano tra lo 0,638 e lo 0,561. Il quadro del benessere in Italia appare fortemente differenziato tra i territori del Centro-Nord, nelle prime 11 posizioni in classifica con l’eccezione del Lazio quartultimo, e quelli del Sud che chiudono la graduatoria. Fatto salvo il Molise, con un punteggio (0,549) vicino al Piemonte, le regioni del Mezzogiorno si attestano su livelli sensibilmente più bassi, dallo 0,491 della Sardegna allo 0,369 della Calabria.

Il Veneto si conferma relativamente competitivo nel pilastro economia, essendo primo in Italia per benessere materiale e quinto per lavoro, in quello relativo all’ambiente (quinto posto) e alla salute (secondo posto), ed ottiene due terzi posti anche in due domini del pilastro società (uso del tempo e rapporti personali e sociali), mostrando di cedere nell’istruzione (11esimo posto) e nella sicurezza (15esimo posto). Pur vantando buoni piazzamenti nella maggior parte degli indicatori, il rapporto tuttavia fa emergere alcune zone d’ombra:

  • con quasi 75 decessi per milione di abitanti, e nonostante un notevole miglioramento negli ultimi 6 anni, la mortalità per incidenti stradali in Veneto è ancora oggi molto più elevata rispetto a quasi tutte le altre regioni italiane;
  • la concentrazione di micro particelle pm10 in Veneto supera di gran lunga le soglie definite a livello nazionale ed europeo (50 microgrammi/giorno), rappresentando un punto debole in tema di inquinamento dell’aria. Rispetto alla normativa comunitaria (35 superamenti giornalieri consentiti in un anno), il Veneto raggiunge 82 giorni all’anno;
  • con il protrarsi della crisi economica in tutto il paese si è assistito ad un peggioramento delle condizioni del mercato del lavoro giovanile. In Veneto il tasso di occupazione giovanile in età 15-24 anni ha subìto una marcata contrazione, di oltre 10 punti percentuali negli ultimi cinque anni;
  • la densità di verde urbano presenta una situazione critica: la percentuale di aree verdi (verde attrezzato, parchi urbani, verde storico, aree di arredo urbano e aree speciali, giardini scolastici, orti botanici, vivai, giardini zoologici) nei comuni capoluogo di provincia è particolarmente bassa (6,4%) sia rispetto alla media nazionale (9,3%) che rispetto ad alcune regioni confinanti (Trentino-Alto Adige, Lombardia, Emilia-Romagna).

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