Gli imprenditori veneti: Euro, nessun passo indietro
Nessun passo indietro sull’euro: l’Italia deve mantenere la propria posizione all’interno dell’Eurozona per nove imprenditori veneti su dieci. L’indipendenza da Roma è più una scelta federalista di autonomia che un desiderio di secessione. E sono fisco, burocrazia e infrastrutture, molto più che l’immigrazione, le vere emergenze del Veneto. Sono queste le opinioni degli imprenditori secondo Fondazione Nord Est e il suo opinion panel Imprenditori veneti e «indipendentismo».
Sì all’euro, senza se e senza ma
È un sì incondizionato alla moneta unica il dato più evidente che emerge dall’opinon panel. Alla domanda su quanto sia convincente la proposta di uscita dall’euro, il 66,7 per cento degli imprenditori risponde «per nulla» e il 25,3 per cento «poco»: il 92 per cento degli intervistati, insomma, ritiene il progetto euro ancora vivo e vegeto. «I dati evidenziano una compatta adesione del nostro panel di imprenditori alla stabilità nell’euro – commenta il direttore scientifico di Fondazione Nord Est Stefano Micelli -. Gli imprenditori lo considerano come un dato acquisito».
Il federalismo vince nettamente sulla secessione
E anche la sbandierata secessione, cavallo di battaglia del movimento leghista, non è un progetto convincente per gli imprenditori veneti, che rispondendo alle domande di Fondazione Nord Est si schierano nel 97,4 per cento dei casi con «un percorso federalista che porti a una maggiore autonomia». Sono pochissimi – meno di 3 su 100 – quanti sostengono «una strada secessionista che porti alla piena indipendenza».
«Per gli imprenditori veneti la spinta indipendentista coincide di fatto con una forte richiesta di autonomia – osserva il presidente di Fondazione Nord Est Francesco Peghin -, non certo con ipotesi di stampo secessionista. Più che da rivendicazioni identitarie o culturali, tale spinta deriva dalla mancanza di risposte da parte dello Stato centrale a problemi accentuati dalla crisi, come la burocrazia e l’’alta pressione fiscale. In quest’ottica la fiducia che il Veneto ha pragmaticamente dato al governo in occasione delle Elezioni Europee non rappresenta un assegno in bianco, ma è condizionata dall’’aspettativa di risposte concrete e rapide sull’’economia e sul lavoro».
Gli interventi richiesti: fisco, burocrazia, infrastrutture
Quali sono i miglioramenti possibili, quale road map per far tornare a crescere il Veneto? Gli imprenditori non hanno dubbi: c’è l’immigrazione (indicata dal 34,2 per cento degli intervistati), ma è messa in secondo piano rispetto al fisco (53,4), alla burocrazia (47,6), alle infrastrutture (47,2) e alla crescita economica (46,2).
Statuto speciale: tre imprenditori su cinque vogliono abolirlo
Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, regioni “sorelle” ma allo stesso tempo privilegiate dai propri statuti speciali. Una condizione inaccettabile per gli imprenditori veneti. Tre su cinque si dichiarano d’accordo con l’idea che le due Regioni perdano la propria posizione di vantaggio.