Riforma europea del fisco: 600 milioni alle imprese venete
68,3 per cento. È il livello raggiunto dalla pressione fiscale complessiva delle imprese venete, secondo i dati WB Doing Business 2013. La più alta d’Europa. Anche la pressione sul solo reddito di impresa è ai vertici europei, con il record del 31,4%. Ma dall’Europa potrebbe arrivare una riforma fiscale capace di liberare risorse per 600 milioni a beneficio delle imprese del Veneto.
Il progetto del Consiglio europeo: unico regime per tutte le aziende
Recentemente il Consiglio europeo si è occupato della questione fiscale rispolverando il progetto del 2011 che prevedeva di creare una base comune per le imposte sulle società, vale a dire un unico regime per il calcolo del reddito imponibile delle aziende che esercitano le loro attività nella Ue. Al momento le società devono rispettare 27 legislazioni nazionali e trattare con altrettante amministrazioni fiscali con la conseguenza che le multinazionali adottano strategie di “fisco-shopping” finalizzate a trasferire le perdite negli Stati con pressione fiscale più elevata e gli utili in quelli con pressione inferiore.
Pezzuto: necessaria disciplina unitaria europea su tassazione dei redditi
A questo proposito Michael Barnier, commissario europeo per il mercato interno, ha recentemente proposto di estendere anche alle multinazionali le norme varate per garantire una maggiore trasparenza sulle banche, che dal 2015 dovranno rendere noto introiti e tasse dei Paesi dove operano, inclusi eventuali aiuti pubblici. «Si tratta di una manovra tampone – osserva Carmen Pezzuto, Consigliere dell’Ordine dei Commercialisti di Padova – nell’attesa che si definisca una disciplina unitaria europea in tema di tassazione dei redditi. L’attuale normativa non è idonea a garantire né i legittimi interessi di gettito dello Stato italiano, che si trova a combattere importanti fenomeni di evasione ed elusione, né gli interessi delle imprese oneste che adottano una pianificazione fiscale internazionale legittima».
Calaon: da una riforma Ue risparmi stimati in 600 milioni per le imprese venete
Il commissario Ue ha ricordato che 180 miliardi di euro, su mille miliardi complessivi, sono riferibili all’evasione e all’elusione prodotti in Italia, con un importo superiore al 10% del Pil nazionale. In questo contesto «la proposta di riforma della fiscalità europea – secondo Massimo Calaon, partner di Commercialisti&Avvocati, Treviso – permetterebbe agli Stati con un regime fiscale meno favorevole, primo tra tutti l’Italia, di recuperare gettito in quanto le minori entrate esistenti sarebbero ampiamente compensate dal recupero e redistribuzione del gettito stesso. Pensando al Veneto ed ipotizzando una pressione media sul reddito di impresa del 20%, a fronte del 31,4 attuale, le imprese venete recupererebbero un gettito annuo stimato di circa 600 milioni di euro. Questo avrebbe delle positive conseguenze sulla creazione di nuovi posti di lavoro che stimolerebbero i consumi interni e la ripresa dell’intero Nord Est italiano».
Strade per un Veneto più competitivo in Europa
La riforma fiscale europea inoltre consentirebbe di riequilibrare le disparità tra gli Stati relative al costo del lavoro: in Paesi come l’Italia e la Francia il costo del lavoro si abbasserebbe, mentre in altri, come la Serbia o la Polonia, si alzerebbe per recuperare il minor gettito. Com’è noto, il Veneto, data la sua posizione geografica, risente della concorrenza sul costo del lavoro dei vicini Paesi dell’Est come Serbia, Croazia, Romania dove il costo del lavoro è del 50% inferiore a quello del Nord Est italiano. «L’abbassamento del costo del lavoro e la redistribuzione della pressione fiscale – prosegue Calaon – eliminerebbero l’ostacolo agli investimenti nel sistema produttivo veneto. Nella nostra regione, a cavallo tra l’Est e l’Ovest, le multinazionali straniere possono trovare eccellenza tecnologica, una buona rete infrastrutturale, una efficiente rete di servizi, e la migliore manodopera qualificata».