La veronese Bauli si "mangia" la Bistefani
Il pandoro di Verona si mangia i krumiri piemontesi. E’ stata ufficializzata l’acquisizione della Bistefani, azienda dolciaria di Casale Monferrato (Alessandria), da parte della veronese Bauli. Il passaggio di consegne è in programma da lunedì 11 febbraio.
Un forziere pieno di marchi: da Motta a Doria, da Ciocorì a Buondì
I 140 dipendenti della sede piemontese sono stati rassicurati sul loro futuro: il nuovo proprietario ipotizza addiritturaun potenziamento del polo produttivo di Villanova. Con l’acquisizione il gruppo Bauli – che già vantava i marchi Motta, Doria e Casalini – passa da 420 a 500 milioni di fatturato. E acquisisce, oltre ai celebri Krumiri, anche una serie di celebri brand di proprietà della Bistefani: Buondì, Girella, Yo-Yo e Ciocorì.
Due aziende di famiglia unite in matrimonio
Bistefani nasce nel 1955 da un’idea di Luigi Viale, capostipite della famiglia che ancora oggi guida il gruppo, che intravide negli originali Krumiri, biscotti artigianali tipici della sua città, Casale Monferrato, la possibilità di una piccola produzione industriale. Ispirandosi al nome di un’antica torre della città, fondò il Biscottificio S. Stefano, che poi, con una contrazione del nome, diventerà Bistefani. Bauli – nata nel 1922 dall’abilità artigianale di Ruggero Bauli – è riuscita negli anni ad ottenere una forte leadership nel settore dei prodotti da ricorrenza e nel croissant: oltre un quarto di tutto il mercato a Natale e Pasqua con punte anche del 38% nel segmento del pandoro e una quota di oltre il 22% in quello dei croissant.
Zaia: una luce in mezzo al buio della crisi economica
«Una luce in mezzo al buio di una crisi difficilissima e un motivo di orgoglio per i veneti e per l’intera economia della nostra regione». Con queste parole, il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia esprime la sua soddisfazione per l’acquisizione. «Questa operazione – aggiunge Zaia – rafforza la leadership veronese e veneta nel settore dolciario, ed in generale nel distretto agroalimentare. Si tratta di uno degli storici punti di forza dell’economia veneta».