Cinema, l'appello dei professionisti per la Veneto Film Commission
Dopo il lancio di Veneto Film Network nella scorsa edizione, la sesta edizione di Detour – festival del cinema di viaggio ha offerto una nuova occasione di confronto tra professionisti del settore audiovisivo veneto. Il 6 ottobre 2017 nella consueta sala del Cinema Porto Astra a Padova Francesco Bonsembiante, produttore di Jolefilm e Laura Zumiani, referente della Trentino Film Commission si sono confrontati in una tavola rotonda sul cinema in Veneto e la promozione del territorio, moderata dal direttore del Corriere del Veneto Alessandro Russello. Non esiste ancora una film commission regionale, ma intanto la Regione ha commissionato uno studio esplorativo sulle best practices italiane. E il rapporto fra territorio veneto e settima arte è indagato nel libro “Veneto 2000: il cinema. Identità e globalizzazione a Nordest” curato dal professor Antonio Costa con Giulia Lavarone e Farah Polato, in uscita nel 2018 per i tipi di Marsilio.
Investiti 300mila euro nell’audiovisivo veneto
Bonsembiante ha snocciolato subito alcuni dati molto scoraggianti per la regione: «Su 55 milioni di euro, che rappresentano il totale di investimento nel settore audiovisivo dei fondi POR FERS delle varie regioni italiane, più di 28 milioni sono stati investiti dal Lazio, 5 milioni dalla Puglia e dalla provincia autonoma di Bolzano, 2.3 milioni dal Friuli Venezia Giulia, 1.5 dalla Sicilia, 1.4 dal Piemonte, per dirne solo alcune. E il Veneto? Nel 2016 100 mila, quest’anno 300 mila, nel 2018 non si sa».
Bruno Abriani della casa di distribuzione Parthenos, presente in sala, ha commentato con sconforto questi dati sottolineando un paradosso: le Tre Venezie hanno il Box Office più alto d’Italia, sempre tra il 13 e il 15% del territorio nazionale, e il pubblico veneto è uno dei più affezionati al cinema d’autore e alle monosala. Sotto accusa, dunque, la Regione Veneto, “locomotiva d’Italia” in molti settori economici, ma che non spicca nel comparto audiovisivo. Rimane, infatti, tra le poche regioni italiane a non aver creduto e investito in maniera sistematica e strutturata nel settore audiovisivo, nonostante le grandi potenzialità del territorio, in termini di risorse umane – professionisti riconosciuti e di successo in tutti gli ambiti della filiera –, di location e anche di risorse economiche.
«Il cinema non ha bisogno di soldi, ma di investimenti – è il monito di Marco Segato, direttore artistico di Detour –. Per fare questi investimenti c’è bisogno di volontà politica. Questa, però, da sola non basta: c’è bisogno di un organismo composto da persone competenti del settore che metta tutte le esperienze virtuose di questa regione a sistema». In molti auspicano questa messa a sistema attraverso l’istituzione di una film commission vera e propria con un fondo regionale per l’audiovisivo, per tutta la filiera. Non solo per la produzione, quindi, ma anche per la formazione e per i festival: «In Veneto contiamo più di 40 festival cinematografici, molti dei quali anche molto longevi, che da più di tre anni non ricevono alcun aiuto economico dalla Regione» ricorda Segato.
«Attualmente la Regione mette a disposizione dei piccoli fondi per i film. Per L’ordine delle cose di Segre abbiamo ricevuto 70mila euro per la produzione, nonostante il film abbia creato malumori tra gli amministratori regionali – spiega Bonsembiante –. Ma il Veneto risulta una regione scarsamente attrattiva per produzioni provenienti da altre regioni, nonostante la varietà di location. Un produttore ha bisogno di tempi certi per quello che concerne i finanziamenti».
Entro il 2017 un dossier sulle film commission
La Regione ha affidato all’Università Ca’ Foscari di Venezia uno studio sulle altre film commision italiane ed europee. Entro fine anno gli amministratori avranno tra le mani questo studio a cui ispirarsi per la film commission della Regione Veneto. È sicuramente ancora un piccolo timido passo, ma almeno «per la prima volta in 14 anni, cioè da quando con Guido Cerasuolo (produttore esecutivo di Mestiere Cinema n.d.a) avevamo stilato un primo statuto per l’istituzione di una film commission regionale, mi è stata chiara una volontà politica – continua Bonsembiante –. Forse finalmente si potrà tagliare la testa al toro alle film commission provinciali o magari tenerle in piedi come service e supporto per le produzioni che hanno già scelto una tale location, non certo in base alla convenienza di un albergo».
Ma basta varcare i confini regionali per vedere realizzato ciò che in Veneto sembra ancora un’utopia. Uno dei modelli vicini è il Trentino, dove è stata istituita una film commission a fine del 2010, che dal 2011 gestisce anche un fondo di 1 milione 200mila euro all’anno. «Non siamo tra le film commission più ricche, eppure c’è questa percezione – spiega Laura Zumiani della Trentino Film Commission –. Questo ci lusinga, ma possiamo lavorare bene, dando lavoro alle maestranze del territorio grazie alla continuità di fondi da parte della Provincia, di cui la film commission è un ufficio». Zumiani ha ribadito che il successo della film commission trentina non proviene dallo statuto speciale, ma dalla volontà politica non solo di investire in un settore che prima semplicemente in Trentino non esisteva, ma anche di darne mandato a esperti come lei e Luca Ferrario, che venivano proprio dal mondo della produzione cinematografica.
«Siamo sicuramente più legati ai film d’autore, ma bisogna ammettere che i cinepanettoni e le fiction televisive ci consentono di continuare a esistere: nel 2013, l’anno in cui abbiamo ospitato più troupe che giravano fiction abbiamo avuto il 300% di ritorno in indotto diretto, mentre adesso siamo sul 240%» conclude Zumiani, spezzando una lancia a favore del cinema veneto, che «ha alte potenzialità ed è riuscito a esprimere negli ultimi anni un cinema di respiro internazionale».
Marina Resta