Working Title Film Festival 2, vince il cinema belga, canadese e olandese
Si è chiusa la seconda edizione di Working Title Film Festival, festival del cinema del lavoro, con la cerimonia di premiazione la sera del Primo maggio al Cinema Primavera di Vicenza.
Fra i 17 film internazionali in concorso, la giuria formata da Francesco Clerici, Maria Grosso, Soheila Javaheri, Razi Mohebi e Chiara Zanini ha assegnato un premio ex aequo per il miglior lungometraggio e il premio al miglior cortometraggio, oltre a tre menzioni speciali per i “lunghi” e due menzioni speciali per i “corti”. Oltre l’80% degli autori in concorso erano under 35, come previsto dal bando, e anche fra i premiati hanno prevalso registi giovani.
I film premiati
Per la categoria lungometraggi (film sopra i 50 minuti di durata) il primo premio ex aequo è andato a due documentari. Il primo è Pouding Chômeurs / Requiem for Unemployment (Canada, 2015, 70′) di Bruno Chouinard (classe 1966), che racconta dei lavoratori stagionali del Quebec alle prese con la burocrazia sempre più asfissiante del welfare e la loro lotta contro il lento scivolamento verso la povertà, premiato «per la capacita del regista di relazionarsi con i protagonisti – si legge nelle motivazioni – delineando un movimento verticale che fa comprendere al pubblico il meccanismo della macchina burocratica statale che ha minato la dignità dei lavoratori».
Il secondo è Grands travaux (Belgio, 2016, 101’) di Olivia Rochette e Gerard-Jan Claes (entrambi nati nel 1987), che racconta un anno di vita scolastica di quattro adolescenti di seconda generazione che imparano il mestiere di elettricisti nella Bruxelles di oggi. Il film belga è stato premiato «per la purezza formale, per la limpida costruzione delle inquadrature e del montaggio e per la scelta di affidare alle immagini pure – senza una voce fuori campo e senza interviste – il percorso di un apprendimento di un mestiere, facendo emergere in modo asciutto ma vivido le personalità semplici e allo stesso tempo seducenti dei ragazzi che studiano in un istituto professionale».
Fra i cortometraggi (di durata inferiore ai 50 minuti) il primo premio è andato al documentario De Hoeder / The Shepherd (Olanda, 2016, 22’) di Joost Van der Wiel (classe 1983), che racconta la vita di Nico van Hasselt, che con passione e dedizione continua ad esercitare la professione di medico di base all’età di novantadue anni, assistendo i pazienti a domicilio e offrendo loro supporto psicologico e vicinanza umana. Del film la giuria ha apprezzato «la capacità di rimettere in discussione il modo tradizionale di immaginare il lavoro nella terza età, costruendo un racconto che ha la stessa grazia del suo protagonista novantaduenne». A ritirare il premio c’erail produttore Wout Conijn.
Oltre ai premi principali, la giuria ha scelto di assegnare ben 5 menzioni speciali. Fra i lungometraggi E torra s’istadi (documentario di Alice Murgia, nata nel 1994, che ha ritirato il premio – Italia, 2016, 56′), Miewoharu / Eriko Pretended (film di finzione di Akiyo Fujimura, del 1990, che ha ritirato il premio insieme al produttore Taro Imai – Giappone, 2016, 93′) e Mare nostro (documentario di Andrea Gadaleta Caldarola, classe 1979 – Italia, 2016, 55′); fra i cortometraggi Per chi vuole sparare (documentario di Pierluca Ditano, del 1991, che ha ritirato il premio insieme al direttore della fotografia Giovanni Benini – Italia, 2016, 35′) e The potato eaters (documentario di Ben De Raes, classe 1990 – Belgio, 2016, 31′).ùAl miglior “lungo” e “corto” sono stati consegnati premi originali ideati e realizzati da Giulia Malesani e Roberto Simoncello, due maker del FabLab di Dueville (Vicenza), utilizzando stampante 3d e macchina a taglio laser. Gli oggetti riproducono un alveare giallo stilizzato che riporta la sigla “WTFF”, logo di Working Title Film Festival.
Al miglior “lungo” e “corto” sono stati consegnati premi originali ideati e realizzati da Giulia Malesani e Roberto Simoncello, due maker del FabLab di Dueville (Vicenza), utilizzando stampante 3d e macchina a taglio laser. Gli oggetti riproducono un alveare giallo stilizzato che riporta la sigla “WTFF”, logo di Working Title Film Festival.
Agricoltura e cinema: Campo Lungo
È stato inoltre assegnato il Premio Campo Lungo, promosso in collaborazione con Coldiretti Vicenza, una sezione trasversale sui film a tematica “verde”, che raccontano il lavoro nell’agricoltura, nella pesca, nell’allevamento, e in generale il rapporto fra il lavoro dell’uomo e l’ambiente naturale. Paola Ballardin, responsabile del coordinamento provinciale Giovani Impresa Coldiretti e Donna Impresa Coldiretti Vicenza, ha premiato I giganti della montagna di Silvia Berretta (documentario, Italia, 2016, 11′). Il film racconta una storia di “ritorno alla terra” di due giovani allevatori in una remota contrada della Val Seriana, mostrandone senza enfasi le soddisfazioni ma anche le tante difficoltà affrontate. Il premio, ritirato dalla regista, è consistito in un cesto di prodotti tipici del territorio vicentino provenienti dall’azienda agricola Le Poscole al canton di Castelgomberto.
«Il riscontro da parte del pubblico, con centinaia di presenze in sala ogni giorno, e il calore e l’apprezzamento dei nostri ospiti ci rincuorano e confermano la validità del progetto – afferma Marina Resta, direttrice artistica di Working Title Film Festival –. Ringraziamo i partner che hanno sostenuto l’iniziativa e il pubblico che ha dato un contributo essenziale contribuendo alla campagna di crowdfunding. Con entrambi vogliamo proseguire il percorso intrapreso, mettendoci fin da subito al lavoro per la terza edizione nel 2018».
Per Working Title Film Festival questa seconda edizione, che si è svolta dal 27 aprile al 1 maggio 2017 a Vicenza, è stato un deciso passo avanti verso un radicamento nella città. Ma anche della proiezione internazionale: 22 fra registi, produttori e direttori della fotografia sono stati ospiti del festival e hanno presentato in prima persona le loro opere dialogando con il pubblico, arrivando da Italia, Giappone, Belgio, Olanda, Grecia e Germania.
Numeroso il pubblico che ha partecipato ai due dibattiti su robotizzazione e lavoro e su rifugiati e lavoro (al Polo Giovani B55), alla mostra dei documentari di Netflix “Abstract: The Art of Design” e al party di sabato 29 aprile con dj Entalpia (a Exworks), e ai film, 17 in concorso e 3 fuori concorso al Cinema Primavera. Tre luoghi e tre modi diversi ma complementari di ragionare e interrogarsi sul mondo del lavoro contemporaneo attraverso l’arte cinematografica, obiettivo dell’evento promosso dall’associazione Lies Laboratorio dell’inchiesta economica e sociale.