BpVi e Veneto Banca: serve un altro miliardo. Bufera sui rimborsi tassati

BpVi e Veneto Banca sono di nuovo i malati gravi del sistema creditizio italiano. La cura, dice la Commissione Europea, è un’iniezione da un miliardo di euro di ricapitalizzazione, ma tramite intervento privato, non pubblico. È la conditio sine qua non posta da Bruxelles per poter sbloccare la ricapitalizzazione per mano dello Stato italiano che vale 6,4 miliardi di euro.

I fondi dei privati serviranno in primo luogo per coprire le perdite che continua a causare a grande mole di crediti inesigibili che appesantiscono i bilanci dell’ex popolare vicentina e di quella di Montebelluna. È in questo contesto che si inserisce l’appello dei piccoli industriali di Apindustria, che chiede alla Regione Veneto di diventare protagonista di un’alleanza di sistema per non perdere un polo bancario veneto.

Apindustria: «Ricostruire un sistema bancario»

Ha il suono dell’ultima chiamata alle armi, l’appello lanciato il 23 maggio 2017 da Flavio Lorenzin, presidente di Apindustria Confimi: «Abbiamo sempre invocato giustizia, chiarezza e assunzione di responsabilità in merito a quanto accaduto in questi anni – dichiara Lorenzin – anche nell’interesse delle tante aziende che hanno visto gravare sui propri bilanci la perdita di valore delle azioni, a causa degli errori imperdonabili commessi da pochi soggetti ai vertici delle strutture».

Tuttavia «è fondamentale scrollarsi di dosso il passato – continua il referente dei piccoli industriali – e ricostruire un sistema bancario in grado di “vivere da dentro” il territorio, che sappia toccare con mano le peculiarità della nostra realtà economica e produttiva raccogliendone puntualmente le specifiche esigenze, per dare risposte adeguate e portare le istanze di un territorio anche ai livelli più alti delle istituzioni bancarie».

«Per fare questo – sottolinea il presidente di Apindustria Confimi Vicenza – riteniamo cruciale l’intervento della Regione Veneto, non tanto come finanziatore, ma per svolgere un fondamentale ruolo di coordinamento e punto di contatto tra le diverse realtà territoriali che hanno a cuore il futuro della nostra economia, e la voglia di restituire un sistema bancario di riferimento degno di questo territorio, dei suoi valori e della nostra “fame di crescita”».

Rimborsi BpVi e Veneto Banca, la beffa delle tasse

Intanto, sul fronte dei parziali rimborsi ottenuti da 121mila soci delle due ex banche popolari venete che hanno accettato di non fare causa per il crollo dei valori azionari, emerge una notizia che ha il sapore dell’ulteriore beffa. Infatti l’Agenzia delle Entrate del Veneto, in un parere in risposta alla richiesta di un contribuente-risparmiatore, le somme ricevute dalla banca come rimborso sono tassabili.

Il rimborso sarebbe da considerare infatti sotto la voce “redditi diversi”, e dunque imponibile Irpef (ai sensi dell’articolo 67, co. 1, lett. l del TUIR). Il socio rimborsato dunque dovrebbe versare, sulla cifra ricevuta, l’Irpef con un’aliquota commisurata sul suo livello di reddito (l 23%, il 38% o il 43%). Il parere dell’Agenzia delle Entrate, riportato da diversi organi di stampa, riguarda per il momento un singolo risparmiatore.

E di parere opposto è la Banca Popolare di Vicenza che, in una nota, afferma di aver effettuato «un’approfondita analisi in merito al trattamento fiscale applicabile all’indennizzo di 9 euro per azione spettante agli Azionisti aderenti all’Offerta». L’esito dell’approfondimento è che l’indennizzo «abbia natura risarcitoria e non determini alcun reddito autonomamente e istantaneamente imponibile in capo agli azionisti medesimi. In coerenza, la banca non ha operato alcun tipo di ritenuta al momento dell’erogazione dell’indennizzo».

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