Fusione BpVi-Veneto Banca, voci di maxi esuberi

Il “piano” non sarebbe alle porte, ma sarebbe arrivato con numeri precisi sul tavolo di Alessandro Penati, presidente del Fondo Atlante, maggiore azionista di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Ne scrive Federico Fubini sul Corriere della Sera: l’offerta dei quattro fondi Usa per rilevare delle due ex banche popolari “malate” del Veneto, di cui si vocifera da mesi, avrebbe un prezzo elevato, un taglio draconiano del personale pari a 3.500 esuberi su circa 10mila dipendenti attuali dei due istituti. Solo indiscrezioni per il momento, ma sufficienti a provocare l’alzata di scudi dell’organo di coordinamento sindacale Bpvi formato da Fabi, First Cisl, Fisac Cgil e Unisin, che «ribadiscono con forza la contrarietà a questa svolta violenta del settore e si opporranno con qualsiasi mezzo a tali progetti richiedendo pertanto un incontro immediato con il Presidente Mion ed il Dg Iorio per capire se le indiscrezioni giornalistiche abbiano un reale fondamento».

Dietro l’offerta, scrive Fubini, ci sarebbe Bob Diamond, ex Ceo di Barclays oggi a capo del fondo Atlas che «investe in banche in difficoltà in tutto il mondo». Avrebbe sondato la possibilità di acquisire BpVi e Veneto Banca insieme ad altri tre fondi statunitensi, Warburg Pincus, Centerbridge e Baupost. Diamond ne avrebbe già parlato con Penati, ponendo varie condizioni fra cui il taglio di 3.500 posti di lavoro, «la svalutazione e segregazione degli almeno 16 miliardi lordi dei crediti deteriorati nei loro bilanci e una garanzia contro i futuri oneri legali a carico delle aziende, note in tutto il mondo per aver bruciato i risparmi di decine di migliaia di clienti» scrive Fubini. Secondo il quale l’accordo fra Atlante e americani non sarebbe all’ordine del giorno, ma Penati penserebbe comunque a una «svolta radicale, anche a costo di mettere in cantiere i primi licenziamenti collettivi mai fatti fra i bancari in Italia».

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