Imprenditoria veneta: internazionale e innovativa, ma non fa rete
Tre elementi fondamentali dell’imprenditoria veneta: la vocazione internazionale, la capacità innovativa (dimostrata da diffusione di startup e brevetti innovativi), l’individualità. Ma proprio su quest’ultimo elemento si innesta anche il vero problema, il cruccio del tessuto imprenditoriale veneto: l'(in)capacità di fare rete, di mettere a sistema le risorse. «È un tema che va affrontato – ricorda Andrea Paliani, senior partner di Ey – come contesto umano, come formazione risorse su questo territorio siamo fra i primi in Italia. Oggi le tecnologie permettono di connetterci: dobbiamo farlo. Tre aziende da 20 mila euro di fatturato messe insieme possono diventare un’azienda da 150 mila euro fatturato». Ed è per capire le potenzialità del Veneto che è nato il primo Osservatorio EY-Confindustria presentato durante «Viaggio nell’Italia che innova», il primo meeting nazionale delle Pmi, ospitato dalla Nice spa di Oderzo e organizzato da Il Sole 24 Ore, Confindustria e la Piccola Industria di Confindustria, in collaborazione con Ey. Capire la potenzialità economia e la capacità di innovazione digitale di un territorio.
Analizzando gli indicatori, per quanto riguarda l’analisi macro sulla potenzialità economia il Veneto ha un buon posizionamento su attrattività e crescita: a trainare il risultato qualità del capitale umano e delle infrastrutture fisiche del territorio. In tutti gli indicatori che fotografano la potenzialità economica il Veneto si posiziona tra le prime posizioni in Italia. Parlando di innovazione digitale, l’altro macro contenitore, fra i tanti indicatori positivi c’è solo un neo: i finanziamenti, dove la regione sprofonda fra le ultime d’Italia.
Imprenditoria veneta: i punti di forza del territorio
Ma le potenzialità del territorio si toccano con mano: incrociando la potenzialità economica e l’innovazione digitale il Veneto spicca nelle prime posizioni della classifica: subito dietro Lombardia ed Emilia Romagna, allo stesso livello del Trentino – Alto Adige. Un capitale da cui (ri)partire per affrontare con ottimismo il futuro.
Ci sono poi i dati più generali, che inquadrano la società che ruota attorno al territorio. Come il numero di laureati, che tocca il 15,9% (sotto la media nazionale del 17,6%), forse l’unico piccolo neo del quadro. Gli altri indicatori economici, infatti, testimoniano una regione in cui ancora si vive bene: i consumi, con una spesa media di 2.344 euro (2.110 media italiana), il Pil pro capite (30.034 euro contro 26.549), il tasso basso di disoccupazione relativamente basso (7,1% contro 11,9%, ma è ancora un dato che pesa e non poco), la buona percentuale di export (13,9% del totale italiano, equivalente ad un giro di affari di 28,6 miliardi di euro).